Bilancio sociale 6 / Musei ebraici
Cultura, una leva strategica
Ambasciatori di cultura, luoghi di formazione, apertura e incontro, i musei ebraici hanno un ruolo sempre più importante in una società che si confronta con le minoranze con fatica sempre maggiore. Non più contenitori di oggetti pur preziosi e ricchi di storia, i grandi luoghi deputati a raccontare le tradizioni e la cultura dell’ebraismo si trasformano in vere e proprie istituzioni dedite alla formazione. Forti di principi didattici e pedagogici, capaci di grandi investimenti sul futuro, puntano sui giovani e sui giovanissimi. In Italia con l’apertura lo scorso dicembre, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del corpo centrale il Meis, il Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara – presieduto da Dario Disegni -, ha svelato il progetto e le idee portate avanti dalla direttrice, Simonetta Dalla Seta, che insieme al suo team sta trasformando l’area dell’ex carcere di Ferrara in un vero e proprio hub culturale dalle mille potenzialità. La mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, è stata visitata da migliaia di persone, e il Meis, entrato con forza tra i luoghi imperdibili, sta preparando la sua seconda grande mostra. La transizione da contenitori di manufatti al nuovo ruolo pubblico di centri educativi e informativi e culturali non è uniforme, e presentare l’esperienza ebraica in Europa come un baluardo contro l’antisemitismo e come strumento pedagogico ed esemplare nella via verso l’inclusione e il rispetto interculturale non è una scelta banale, ma il successo dei musei ebraici italiani è uniforme. Dal Museo Ebraico di Bologna, che offre alla città un’intensa attività culturale e di relazione con altri centri di pensiero a quello di Padova, con la sua collezione di oggetti della vita ebraica cittadina e in particolare con la video installazione che permette di immergersi nella vita di dieci importanti figure ebraiche che hanno vissuto a Padova nei secoli passati. Immancabile il grande Museo ebraico della Capitale, che col suo racconto dei duemila anni di storia della comunità romana, e del suo straordinario legame con la città a maggio ha colpito gli oltre trecento delegati dell’International Holocaust Remembrance Alliance che durante l’annuale riunione plenaria hanno avuto modo di visitarlo. E a Casale, di fianco a una sinagoga capace di incantare qualunque visitatore, non c’è solo il Museo degli Argenti, ideato nel 1969 dall’architetto Giulio Bourbon ma anche c’è l’impressionante e unica collezione di chanukkiot del Museo dei Lumi. Il panorama dei musei ebraici italiani, vasto e variegato al di là di questi pochi esempi, ha una caratteristica comune: un successo sempre crescente, e la grande capacità di raccontare ai visitatori la ricchezza e la varietà dei percorsi di una minoranza dalla storia bimillenaria, piccola nei numeri ma grande nella cultura e nelle tradizioni.
Pagine Ebraiche settembre 2018