Torino – Migranti, l’arte racconta

Storie di migrazioni tra arte e documenti d’archivio. Questo il filo rosso che collega le due mostre, Entire Life in a Package e Sentieri di carta per migranti nelle strade del mondo, inaugurate in contemporanea nella serata di ieri nei saloni dell’Archivio di Stato di Torino.
Ad aprire il percorso espositivo le opere scultoree dell’artista israeliana Orna Ben Amì, riunite nella personale Entire Life in a Package. Storie di migrazione. Si tratta di 24 opere organizzate per aree tematiche, che illustrano la solitudine, la moltitudine, il distacco dalla terra natale e il viaggio verso l’ignoto. Le combinazioni scultoree create dall’artista vedono fuse insieme le immagini scattate dai fotografi della Reuters ed elementi in ferro, modellati in dettagli figurativi che emergono in primo piano: si tratta di valige, borse, zaini, scatole, tutti oggetti che chiamano in causa l’identità e il senso di appartenenza del migrante. “Milioni di rifugiati sono milioni di pacchi, valige, sacchi”, ha spiegato l’artista, “Il pacco è la persona che lo porta. In esso ha racchiuso speranze e dolori”. E ha affermato: “Gli artisti devono fare la loro parte, attraverso la loro abilità artistica, per disegnare un futuro migliore”.
Entire Life in a Package, a cura di Ermanno Tedeschi e precedentemente esposta ad Agrigento, Matera e Ferrara, si lega alla seconda esposizione, Sentieri di carta per migranti nelle strade del mondo, a cura di Maria Gattullo, Luisa Gentile, Anna Maria Lucania. A presentare il secondo percorso espositivo è Elisabetta Reale, Direttrice dell’Archivio di Stato di Torino: “Si tratta di pillole di storia e di storie, prese dagli 83 km di scaffali dei saloni juvarriani, pillole che racchiudono documenti simbolici che uno accanto all’altro, costruiscono un sentiero che non può che essere di carta perché di tale materia sono fatti i documenti”. Il percorso, che si snoda fra due rilevanti passaggi storici, la ratifica da parte piemontese del trattato per l’abolizione della tratta degli schiavi (1834) e l’affermazione dell’uguaglianza civile e politica per Valdesi ed Ebrei (1848), ruota attorno a quattro temi principali, quali l’abolizione della schiavitù, minoranze pericolose per l’ordine costituito, esuli ed emigranti tra noi, noi stranieri nel mondo, l’affermazione dei diritti civili e politici.
Una doppia inaugurazione, divenuta inoltre occasione di riflessione a tutto tondo sul tema delle migrazioni a cui hanno preso parte, oltre all’artista Ben Ami e il curatore Tedeschi, anche la stessa direttrice dell’Archivio di Stato, accanto all’Addetto Culturale dell’Ambasciata di Israele, Eldad Golan, all’ideatrice di Voice of Freedom, Leila Segal e al Presidente dell’Associazione Culturale Umanità, Francesco Ferroni.
Un tema, quindi, quello della migrazione incorniciato fin da subito in un’ottica di dialogo tra espressione artistica e le carte conservate nei depositi storici juvarriani. Un confronto tra un presente e un passato dove i punti di contatto, sempre più numerosi, invitato il visitatore a compiere un percorso fatto di memoria, di storia, di denuncia, di sofferenza, di esclusione, di diversità e di presa di coscienza, il tutto lasciando fuori il discorso politico ed elevando la riflessione a denuncia sociale, dove l’arte e la Storia fungono ancora una volta da mezzi/strumenti per comprendere il mondo.

Alice Fubini

(Foto di Elisa Rossetto)

(14 settembre 2018)