Bilancio Sociale 7 / Progetto Meridione
Sud Italia, potenzialità da esprimere

merge_from_ofoct (2)Un progetto è ciò che in genere permette di passare da un’idea a qualcosa di concreto. Quando si è in fase progettuale spesso si ha a che fare con una situazione inesplorata o si affronta un problema a cui si vuol dare una soluzione nuova, se non talvolta innovativa. Tale fase si conclude una volta che all’idea si sostituisce un la sua concretizzazione, sia essa un processo sia essa un oggetto concreto. Parlare ancora di Progetto Meridione a quasi nove anni dalla sua effettiva partenza, da quando rav Roberto Della Rocca mi chiese di occuparmene, ha ancora senso? Probabilmente sì, e il motivo è che ancora oggi lavorare per l’ebraismo del Meridione d’Italia significa andare su una strada non ancora battuta, significa trovarsi di fronte una continua e costante richiesta di ebraismo a diversi livelli, significa esplorare realtà le cui dinamiche inerenti all’ebraismo non sono quelle delle comunità per come le conosciamo, ma nemmeno quelle di zone non coperte da istituzioni ebraiche stabili.
L’UCEI, come noto, ha il mandato, la missione e la presentare l’ebraismo in Italia e di difenderne gli interessi primari. Per molto tempo si è inteso che questo deve avvenire in modo quasi esclusivo nei luoghi in cui gli ebrei sono presenti, perché, salvo rare eccezioni, è proprio in quelle realtà che si possono difendere gli interessi dell’ebraismo in Italia. Fin quando non ci si è resi conto che oltre un terzo del territorio italiano è sprovvisto di comunità ebraiche residenti e nonostante questo si connota per una serie di anomalie: la nascita di alcuni nuclei ebraici prima non noti o sostanzialmente inesistenti come tali; un numero crescente di richieste di conversioni (siamo nell’ordine di diverse decine) sparse nel territorio anche in zone ebraicamente non coperte nemmeno da singoli; una richiesta sempre maggiore di cultura ebraica proveniente dalla società civile e dalle scuole; la richiesta da parte delle autorità civili e delle università di rappresentanti affidabili dell’ebraismo. Va inoltre sottolineato che questa grande richiesta di cultura ebraica se non a volte di ebraismo vero e proprio, in assenza di risposte, ha permesso a persone esterne, ma talvolta anche interne al mondo ebraico, di porsi di fronte alle autorità locali quali rappresentanti ufficiali dell’ebraismo in modo alternativo all’UCEI e alla Comunità di Napoli competente per territorio senza averne i titoli. In alcuni casi questo ha portato a grave danno d’immagine per l’intero ebraismo italiano. Da qui la necessità di provvedere a una migliore e più attiva copertura di questo ampio territorio, che, con tutte le immaginabili difficoltà, ha comunque già portato risultati significativi.
Il Progetto Meridione è nato per cercare di dare delle risposte concrete. Supporto alle realtà ebraiche presenti sul territorio con l’invio di insegnanti e di chazanìm, organizzazione di eventi, supporto politico. Il risultato più importante che si è raggiunto in questi anni è la creazione di una rete di persone sul territorio, che, investite dalla Comunità di Napoli della sua rappresentanza, hanno permesso un migliore controllo del territorio. A queste persone, che non lesinano energie e risorse personali per svolgere questo ruolo su territori vastissimi, l’ebraismo italiano deve molto a mio parere. Va inoltre specificato che il Progetto Meridione non si occupa direttamente di conversioni, prerogativa questa dei tribunali rabbinici riconosciuti dall’Assemblea dei Rabbini d’Italia, sotto presentazione del Rabbino Capo (o di Riferimento) di Napoli. Tuttavia in questo campo il Progetto ha fornito supporto al rabbinato di Napoli nella preparazione di alcuni candidati e nell’organizzazione di seminari e shabbatonìm sul territorio. L’apporto a questi scopi fornito dall’organizzazione Shavei Israel è stato senz’alto importante.
Dunque parliamo ancora di Progetto, e questo perché le condizioni in cui ci si trova a lavorare nel Meridione d’Italia sono sicuramente non stabili ma anzi decisamente mutevoli. Non esiste una ricetta valida ovunque, ma ogni realtà ha le sue specifiche esigenze, le sue potenzialità e le sue criticità ed è necessario gestirla in modo diverso a seconda delle sue peculiarità. Questo è un Progetto anche perché quando si è partiti (ma anche oggi) era difficile capire dove il nostro lavoro ci avrebbe portato. Da otto anni a questa parte è cambiata sicuramente la percezione che l’ebraismo italiano ha del meridione, ed è cambiata la percezione che il meridione ha delle istituzioni ebraiche locali e nazionali. Certamente parliamo ancora di realtà piccole, non esiste in nessuno di questi luoghi un miniàn, per il momento. Ma ciononostante non possiamo permetterci di trascurare queste piccole realtà e quelle singole persone che, per quanto detto sopra, con grande impegno e passione svolgono un ruolo preziosissimo per l’intero ebraismo italiano. Quando si lavora a un progetto, si sa da dove si parte non sapendo con certezza dove si possa arrivare, e lo si fa perché si crede che sia una strada giusta da percorrere.

Rav Gadi Piperno, Pagine Ebraiche Settembre 2018