Controvento – Barbari
Dobbiamo abituarci e farcene una ragione. Il mondo sta cambiando e noi dinosauri – nati prima dello scoccare del secondo millennio – siamo diventati obsoleti. I nostri valori – più o meno condivisi ma mai veramente ripudiati, non hanno più spazio nel Mondo Nuovo. Fiducia negli esperti – medici, scienziati, editorialisti -, democrazia mediata dalle Istituzioni – partiti, sindacati, Chiesa -, aspirazione alla pace mondiale, empatia verso i diseredati, accettazione dei diversi: nel mondo che si sta prospettando non c’è più spazio per tutto ciò. Trump non è un errore. Brexit non è un errore, e non è un errore Erdogan in Turchia. Errori non sono Salvini, Di Maio, lo svedese Akesson, il polacco Morawiecki, l’austriaco Strache, l’olandese Gert Wlders, l’ungherese Orban e tutti i leader in ascesa di partiti di estrema destra, populisti, razzisti, guerrafondai. Non sono stati eletti grazie a brogli (ci sono spesso anche questi, certo, ma sono un dettaglio).
Come sarà il mondo nuovo? Dittature politiche che garantiscono legge e ordine? Dittature elettroniche che sorvegliano ogni nostro movimento? Dittature mediatiche, che ci lasciano dire ciò che pensiamo sui social, ma non ci lasciano liberi di pensare? E presto forse la dittatura più spaventosa di tutte (per noi dinosauri), quella che attraverso elettrodi e microchip inseriti direttamente nel cervello interferirà direttamente sul nostro processo di pensiero, teleguiderà i nostri desideri e le nostre pulsioni e forse addirittura ci programmerà geneticamente a svolgere compiti decisi da un invisibile potere (come descrive Aldous Huxley nel suo geniale romanzo “Il mondo nuovo”).
Brontoliamo, noi dinosauri, firmiamo petizioni (se siamo di sinistra), analizziamo i fenomeni, finanziamo giornali che leggiamo solo noi e che quotidianamente sparano a zero sui nuovi protagonisti della politica, nell’illusione che sia un fenomeno passeggero e non irreversibile. Ci preoccupiamo di temi futili per i nuovi barbari: la libertà di stampa, l’Unione Europea, l’ecosistema, la pace. E intanto “loro” affilano le armi (nella realtà e metaforicamente), coltivano folle plaudenti e acritiche, imbavagliano (laddove possono) la magistratura e l’opposizione, escludono da ogni ambito possibile i “diversi” (donne in primis).
Vinceranno proprio perché sono giovani, incolti, manipolabili, ma hanno la forza bruta e poco da perdere.
Mi viene in mente un saggio illuminante di Alessandro Baricco, “I barbari” scritto nel 2006 e che consiglio a tutti di leggere e o rileggere (lo ha pubblicato in edizione economica Feltrinelli e lo si dovrebbe trovare ancora on line). Baricco parla dello « smantellamento sistematico di tutto l’armamentario mentale ereditato dalla cultura ottocentesca, romantica e borghese», e cita la superficie al posto della profondità, la velocità al posto della riflessione, le sequenze al posto dell’analisi, il surf al posto dell’approfondimento, la comunicazione al posto dell’espressione, il multitasking al posto della specializzazione, il piacere al posto della fatica. Una volgarizzazione, che apre alle masse ambiti prima riservati alle élite..
La mutazione in corso creerà un mondo diverso, dove diranno la loro masse che finora costituivano la “silent majority” ma erano escluse dalle stanze dei bottoni. Gente che a noi non piace, anzi, che disprezziamo. Ma è un processo irreversibile, che alla fine del ciclo produrrà una nuova cultura, nuovi capolavori, nuovo pensiero. Come è sempre successo nella storia.
Baricco cita l’esempio illuminante della Nona di Beethoven, bocciata dai critici dell’epoca come troppo facile, popolare, non “vera” musica. Oggi considerata un capolavoro in tutto il mondo.
Possiamo fare qualcosa per cercare almeno di evitare il peggio?
Ecco la ricetta di Baricco: “piuttosto che erigere muraglie su un confine che non esiste, praticare la cura quotidiana, l’attenzione, il vigilare, l’esercizio della scelta di cosa, del mondo vecchio, si voglia portare fino al mondo nuovo.”
Insomma, cercare di governare il cambiamento, invece di contrastarlo, imparando a utilizzare le armi dei barbari, “perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perché ridiventasse se stesso in un tempo nuovo”.
Viviana Kasam