Da via del Monte al grande calcio,
Petagna sogna a occhi aperti
Il fisico notevole, già sui banchi di scuola, lasciava intravedere la possibilità di un futuro da sportivo. “Certo, a questo livello, non era semplice immaginarselo. Mi fa sempre un certo effetto seguire le sue gesta, ma ne sono davvero orgoglioso” sottolinea rav Umberto Piperno, dal 1996 al 2006 rabbino capo di Trieste. Nella scuola elementare ebraica di via del Monte, nella classe degli studenti nati nel 1995, un giovane destinato, nel giro di pochi anni, a calcare da protagonista il palcoscenico della Serie A: Andrea Petagna.
Il nuovo centravanti della Spal è arrivato a Ferrara dopo 63 presenze e nove reti con la maglia dell’Atalanta e con la voglia di riconquistarsi la maglia azzurra dopo l’unica presenza finora registrata: un amichevole del 2017 ad Amsterdam, contro l’Olanda. Dall’Atalanta alla Spal. Dalla lotta per arrivare in Europa League a quella (verosimilmente) per non retrocedere. Qualcuno, nel trasferimento estivo di Andrea, potrebbe vedere un arretramento di carriera. Sulla carta forse, ma neanche troppo. Intanto perché a Bergamo la concorrenza rischiava di precludergli un posto da titolare, mentre a Ferrara dovrebbe aver maggior sicurezze in questo senso. E poi perché, almeno in queste prime settimane di campionato, il glorioso club estense viaggia a vele spiegate. E anche grazie ad Andrea, che proprio ieri sera ha dato il massimo: una doppietta, la prima della sua carriera, che ha mandato al tappeto i suoi vecchi amici dell’Atalanta.
A Ferrara era un po’ che non si sognava a occhi aperti: per l’esattezza dagli Anni Sessanta, quando in rosa c’era un certo Fabio Capello. E in panchina un certo Petagna, che di nome faceva Francesco ed era il nonno di Andrea: per cinque anni consecutivi alla guida della Spal, di cui tre nella massima serie. Un record che ancora gli appartiene. “Sotto sotto – ha confessato Andrea, il giorno del suo arrivo – ero tifoso di questa squadra sin da piccolo, quando mio nonno Francesco mi raccontava con grande entusiasmo dei suoi trascorsi”. Aveva poi detto alla Gazzetta dello sport: “Se chiudo gli occhi rivedo tutto: io che tengo stretta stretta la mano del nonno, poi i giardini comunali, le persone che ci fermavano per un saluto, mica capivo perché. E infine il momento più bello: il pallone da calciare”. È stato il suo primo allenatore, aggiungeva, “e ora mi piacerebbe sapere da Fabio Capello, Edy Reja oppure Osvaldo Bagnoli come era nello spogliatoio, che ricordi hanno di quel tecnico”.
Chissà se Petagna junior ha mai letto Giorgio Bassani. E tra gli altri Gli occhiali d’oro, il romanzo in cui evoca quello che è stato il maggior momento di gloria per il club. Primissimi anni Venti, un calcio certamente più orientato al dilettantismo ma comunque animato. E uno scudetto sfumato soltanto in semifinale contro la Sampierdarenese. “Canova, Ticozzelli, Fini, Manfredini, Sgarbi, Giuseppe Preti, Dabbene, Olivieri, Zanoli, Ilario Preti e Vassarotti” la rosa degli undici che sfiorarono l’impresa. Presidente di quella squadra il padre dello scrittore, il medico Enrico Bassani.
“L’Italia ebraica – osserva il rav Piperno – ha dato tanto al paese sotto molteplici punti di vista: alla cultura, all’economia, allo sviluppo delle istituzioni democratiche. Curioso, ma significativo, che per una volta faccia parlare anche per un suo brillante calciatore che si sta facendo strada. Andrea, per come lo ricordo, era molto attaccato alla sua identità. Gli piaceva l’ebraico e recitava volentieri lo Shemà”. C’è una data segnata sulla sua agenda: domenica 21 ottobre. Quel giorno la Spal sarà nella Capitale, ospite della Roma. “Non sarà semplice – dice il rav – ma prima o dopo l’incontro mi piacerebbe portare Andrea nella nostra sinagoga, in viale Marconi. Un incontro con i nostri giovani, che sarebbero certamente entusiasti di confrontarsi con lui. Penso farebbe del bene anche al mio ex studente”. Anche per questo, alcune settimane fa, il rav ha preso contatto con mamma Alessandra (“Una ex campionessa di nuoto, che si è fatta valere anche alle Maccabiadi”, sottolinea). Petagna arriva a Ferrara con l’obiettivo di migliorarsi, in fase realizzativa e non solo: “Dove devo migliorare? Dal punto di vista mentale. Ho avuto periodi in cui mi buttavo giù – ha raccontato, presentandosi alla stampa – e invece devo credere maggiormente in me stesso”.
È un bravo ragazzo. “Un gran bravo ragazzo” dice il rav Piperno. Nell’estate del 2017, in visita ad Auschwitz con la Nazionale Under 21 che disputava in Polonia gli Europei, commentò su Twitter: “Neanche nell’immaginario più crudele, un inferno che non deve succedere mai più…”. Nella Shoah, lui che da parte di mamma porta il cognome corfiota Belleli, perse il bisnonno. A gennaio, annuncia la Comunità triestina, gli dedicheranno una pietra d’inciampo.
Adam Smulevich
(18 settembre 2018)