Un filo comune che ci unisce
Tizku leshanim rabbot habbanim im haavot beditzà uvtzaalà, beshaat haNeilà.
Possiate meritare molti anni, i padri insieme ai figli, con gioia e letizia, in quest’ora di Neilà.
Troviamo queste parole nell’inno “E-L norà alilà” che introduce la preghiera di Neilà, verso la conclusione di Yom Kippur. Che cosa può significare nel concreto questo auspicio: “Meritare molti anni, padri insieme ai figli”? Il testo augura che l’incontro sia motivo e fonte di gioia e letizia, la gioia e la letizia nell’incontro di padri e figli nel popolo ebraico è il sapere che c’è continuità, che c’è una famiglia ebraica, una casa d’Israele, un esempio, una traccia che prosegue nel futuro, che non si perde che è come una sorgente incessante, continua, che alimenta con acque di vita il corso del popolo ebraico. In ogni caso ogni ebreo è sempre caro a D.O , tutti siamo come Suoi figli, Egli desidera il nostro bene ed attende pazientemente anche i più lontani, lasciando sempre una possibilità di riavvicinarsi. Infine nessuno di noi può sapere veramente quanto siamo più o meno vicini o lontani, poiché solo a D.O è veramente noto ogni nostro pensiero e solo Egli può giudicare a che punto siamo nel percorso della nostra vita.
“Hashivenu Hashem elekha venashuva – Fa o Signore che ritorniamo a Te e noi ritorneremo, rinnova la nostra vita come nei tempi antichi”
Sentiamo intensamente di essere uniti da un filo comune per il quale tutti insieme ci presentiamo al cospetto del Signore, tutti insieme riconosciamo i nostri errori, tutti insieme attendiamo e speriamo nel Suo perdono, tutti insieme, tutto il popolo d’Israele chiediamo al Signore
Signore dell’universo, suggellaci per la vita e concedi a noi, D.O Eterno, la vita e la pace.
Chatima Tovah!
Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova
(18 settembre 2018)