Porta Pia, simbolo di laicità
A 148 anni da quella breccia che liberò Roma, aprendole la strada al divenire capitale, e che schiuse, finalmente, le porte del ghetto romano, l’evento storico legato a Porta Pia, assurto a simbolo della Laicità dello Stato (ancora lontana dall’essere pienamente realizzata nonostante le previsioni costituzionali), è ben lungi dall’essere mera rievocazione storica per “nostalgici”.
Quasi quotidianamente siamo infatti tempestati da proposte politiche, all’insegna di una demagogia peraltro di basso livello e spesso espressione di personaggi dal profilo assai poco coerente con quanto affermano, tese a prefigurare una società nella quale le “minoranze” religiose vengano tollerate, auspicando norme che infrangerebbero il diritto del cittadino, quale sia il suo credo o non credente, all’esercitare le scelte di vita che lo riguardano personalmente.
A farne le spese, di questa campagna demagogica, anche il simbolo per eccellenza della cattolicità strumentalizzato da coloro che vorrebbero, erga omnes , affermarlo quale “simbolo universale”, quindi rappresentativo di tutti “a prescindere”, svuotandolo pertanto anche dello specifico valore identitario.
La Società Aperta, ovvero la Società Laica per eccellenza, prevede non la supremazia di qualcuno, bensì il reciproco rispetto tra tutti e verso tutti, nell’osservanza delle comuni leggi civili.
Ecco perché chi tiene a questi valori di convivenza bene farebbe a tenere presente il ricordo e il monito di Porta Pia: iniziando dal mondo ebraico.
Gadi Polacco