Entusiasmo oscuro
È piuttosto oscuro l’entusiasmo con cui sono state presentate le due mostre su Margherita Sarfatti. C’è chi scrive che sarebbe penalizzante ricordarla solo come l’amante di Mussolini. E dunque con un tratto veloce di penna, tutta dedicata alle attività artistiche della Sarfatti, non si fanno i conti con la costruzione del mito fascista a cui la Sarfatti col suo sodalizio con Mussolini e soprattutto col suo libro “Dux” uscito nel 1926, in pieno sviluppo della dittatura, fece coscientemente. Un libro che ebbe 17 edizioni e che fu tradotto in trenta lingue, destinato ad alimentare una dimensione superomistica della dittatura. L’entusiasmo attuale con cui viene promossa questa rievocazione mi ricorda quello con cui infelicemente si tentò in passato di rivalutare la figura di Giuseppe Bottai, operazione poi per fortuna finita nel nulla. Sull’amicizia tra Bottai e la Sarfatti riprendo un passaggio di Simonetta Fiori in un suo articolo tempo fa su Repubblica: “Margherita Sarfatti e Giuseppe Bottai appartenevano a quel gruppo di intellettuali che tentarono, inutilmente, di dare al fascismo una piattaforma ideale. L’una fondando il movimento artistico del Novecento e dirigendo nel ’24 la rivista Gerarchia, che fallì presto il suo obiettivo per lo scarso respiro dei collaboratori, tutti di stretta osservanza mussoliniana. L’altro dando vita, nel ’23, a Critica fascista, nella quale sostenne la necessità di superare l’iniziale momento della violenza, per instaurare un regime di normalizzazione. Più tardi, nel ’40, tentò con Primato di coagulare intorno al regime in crisi l’intellighenzia che se n’era dissociata. Li univano anche l’attitudine mondana, la conversazione salottiera, il gusto per la battuta spiritosa, talvolta di sapore antifascista”.
Paolo Brogi
(23 settembre 2018)