Sentinelle smarrite

seQuando è il momento di iniziare a preoccuparsi sul serio? Per noi, figli e nipoti di persone che ottant’anni fa non si sono preoccupate abbastanza, è davvero difficile evitare di porsi continuamente questa domanda. Il problema è per chi e per cosa dobbiamo preoccuparci: l’antisemitismo? La sicurezza di Israele? Il clima pesante che si respira oggi in Italia? Su questo mi pare evidente che all’interno dell’ebraismo italiano esistono differenze enormi, a seconda di quale riteniamo debba essere la preoccupazione principale, quella in nome di cui è necessario far passare in secondo piano le altre.
Grande preoccupazione per il clima che si respira nell’Italia di oggi è stata espressa, per esempio, sia dal Presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni sia dal giornalista Gad Lerner in un incontro intitolato “Contro l’intolleranza” che si è tenuto ieri sera alla Casa del Quartiere San Salvario. Rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino, ha espresso provocatoriamente qualche dubbio sul valore della cultura come antidoto all’odio, dato che, per esempio, il fascismo e il nazismo hanno avuto origine in due paesi dalle tradizioni culturali raffinatissime come l’Italia e la Germania del ‘900. Quello che occorre, ha concluso rav Di Porto, è conservare la capacità di dialogare con chi è diverso, e anche coltivare la moralità e di ricordare che esistono il bene e il male e che devono essere chiamati con il loro nome.
Più preoccupate che mai le parole di Gad Lerner, secondo il quale l’Italia di oggi per qualche aspetto è persino peggio di quella del 1938: allora l’annuncio che lo “strapotere ebraico” era il pericolo più grave per la nazione aveva suscitato nell’opinione pubblica stupore e indifferenza; oggi c’è un gusto dell’incattivirsi, un senso di sollievo per ciò che si può finalmente dire, molto pericoloso. Sentiamo che si è rotto un argine.
A questo quadro a tinte fosche, rafforzato anche da esponenti delle comunità di immigrati – che hanno parlato non solo di preoccupazione ma di un clima di vera e propria paura, al punto che molti stanno lasciando o desiderano lasciare l’Italia – è stata contrapposta l’immagine positiva del quartiere di San Salvario, in cui varie realtà, tra cui la Comunità ebraica, riescono a collaborare e interagire positivamente. Secondo Lerner è un bene quando le comunità ebraiche assumono il ruolo di sentinella, quando noi ebrei accettiamo di far tesoro della nostra esperienza anche quando riguarda altri.
Ieri su queste colonne si dava conto di un punto di vista esattamente opposto, quello della giornalista ed ex parlamentare Fiamma Nirenstein, che vede segnali positivi proprio tra quelle forze politiche che in molti di noi suscitano le più gravi preoccupazioni. Bene, come si usa dire, due ebrei tre opinioni: il dialogo è sempre stato la forza dell’ebraismo. A volte capita che la storia non sia altrettanto neutrale e dia indiscutibilmente ragione agli uni e torto agli altri, ma questo si può valutare solo a posteriori.
Se il nostro ruolo è quello di sentinelle, si può dire che siamo sentinelle che annunciano il pericolo da direzioni diverse e non sanno accordarsi su quale sia il più grave.

Anna Segre

(28 settembre 2018)