Imparare dagli errori
Devo fare autocritica e chiedere scusa ad Alberto Angela. Domenica scorsa ho criticato la sua spiegazione della lunetta michelangiolesca della Cappella Sistina (andata in onda su Rai1 sabato in prima serata) dedicata a Iacob-Ioseph, pensando (e non sono stato il solo) che si riferisse al patriarca Ja’akov/Giacobbe e a Joseph/Giuseppe di cui leggiamo la lunga storia nella Torà, nel libro della Genesi (capitoli dal 37 al 50). Fare di quel Giuseppe il padre di Gesù, e di Giacobbe suo nonno, è suonato come un grave svarione. Ma il presentatore della trasmissione ‘Ulisse’ aveva ragione nel senso che quel Giacobbe e suo figlio Giuseppe non sono quelli della Genesi, ma quelli citati nella genealogia di Gesù in Matteo 1,16. Tutte le lunette della Sistina con gli ‘antenati di Cristo’ sono sì personaggi biblici ma secondo la suddetta genealogia neo-testamentaria, che non risponde a criteri storici ma a fini teologici. Personaggio senza nessun rilievo particolare, questo ‘nonno’ di Gesù si chiamava davvero Giacobbe, sebbene sia solo Matteo a riferirlo; l’evangelista Luca, invece, in un’altra genealogia sempre con fini teologici e non storici, dice che il padre di quel Giuseppe e nonno di Gesù (“come si credeva” dice il testo: Lc 3,23) si chiamava Eli e non Giacobbe. Come che sia, Alberto Angela non ha sbagliato. Faccio ammenda della mia critica. Unica attenuante è che il Giacobbe e il Giuseppe, che tutti normalmente associano, sono il patriarca della Genesi e suo figlio che divenne vicerè d’Egitto e a costoro il cartiglio della Sistina induce a pensare (soprattutto perché la lunetta con “Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuda” non esiste più, soppressa dallo stesso artista per far posto al Giudizio universale). Ma il mio errore resta e le critiche sono apprezzabili nella misura in cui sono fondate sul vero. Cosa ho imparato dal mio errore? Primo, ad essere più cauto nel giudicare; secondo, a verificare meglio le fonti, prima di intervenire; terzo, a dare un maggior beneficio del dubbio al prossimo.
Massimo Giuliani
(3 ottobre 2018)