La Spezia come “Porta di Sion”,
un monumento la celebra
Un monumento per ricordare il significato di quel molo nella storia ebraica del Novecento e i flussi migratori che fecero del porto ligure uno dei luoghi privilegiati di partenza alla volta dell’allora Palestina mandataria nei mesi in cui, anche grazie al contributo di quei pionieri, si costruiva il nascente Stato di Israele. Questa vocazione della città di La Spezia è ora riaffermato nel concorso di idee “La Spezia Porta di Sion” giunto alla conclusione con il voto della commissione giudicatrice, presieduta dall’assessore alla pianificazione urbanistica, demanio e portualità del Comune Anna Maria Sorrentino e composta anche da Orly Bach, nipote del comandante Arazi che nel 1946 coordinò la partenza di numerosi sopravvissuti dal molo Pagliari; dal rabbino capo di Genova rav Giuseppe Momigliano; dal designer e docente Moreno Ferrari e dal giornalista e scrittore Marco Ferrari. Ad essere premiato il gruppo di professionisti spezzini dell’ATI Jacopo Maugeri e Alessandro Tognetti e di Studio M2B Progetti nei soci Paolo Maloni e Ivano Barcellona, mentre la scultura vincitrice è del maestro Walter Tacchini (nell’immagine a destra).
“La caratteristica dell’opera prescelta – si legge nella motivazione della giuria – è rappresentata dalla forte simbologia che intende configurare in relazione anche al percorso di memoria composto da dieci pannelli. Il cuore spezzato del popolo ebraico uscito distrutto dalla terribile esperienza dei lager, la più terrificante del Novecento, è pronto ad affrontare un nuovo viaggio verso la Terra dei Padri. Due ali di marmo, a mo’ di porta, fanno pensare ad un ingresso nella nuova vita. Al nero della prima sfera spezzata fa da riscontro una sfera marmorea bianca, sulle due ali, simbolo di limpidezza. Una simbologia forte che, posta il più possibile davanti al mare, trasmetterà alle future generazioni il senso della speranza di una nuova vita che qui, a Molo Pagliari, si è concretizzata nel forte senso di amicizia tra la popolazione locale e i profughi ebraici, che resterà indelebile come il monumento in marmo”.
La commissione, viene spiegato, “ha dovuto operare partendo da una progettazione del luogo già in atto. Per questo ha scelto, tra i concorrenti al bando, un vero e proprio monumento.
(4 ottobre 2018)