L’intervista al leader di Hamas
“Non voglio più guerre”

“Una nuova guerra non interessa a nessuno, certamente non è il nostro interesse. Chi vuole davvero affrontare una superpotenza nucleare con quattro fionde? La guerra non raggiunge nulla”.
È quanto dichiara Yahya Sinwar, leader di Hamas nella Striscia di Gaza, in una intervista con la giornalista italiana Francesca Borri realizzata per il quotidiano israeliano Yedioth Ahronot e per Repubblica (al momento alcuni stralci del colloquio sono disponibili sui rispettivi siti web).
“Non sto dicendo che non combatterò più, sto dicendo che non voglio altre guerre, quello che voglio è la fine dell’assedio. Il mio primo impegno – afferma il leader del gruppo terroristico, condannato in Israele a quattro ergastoli per omicidio e liberato nel quadro dell’operazione che ha portato al rilascio di Gilad Shalit – è quello di agire nell’interesse della mia gente; proteggerla e difendere il suo diritto alla libertà e all’indipendenza”.
Nell’intervista Sinwar rivendica il fatto che due soldati israeliani siano tenuti prigionieri a Gaza (Avera Mengistu e Hisham al-Sayed) senza aggiornamenti sul loro stato di detenzione, ma anche di non aver voluto restituire alle famiglie i corpi di altrettanti caduti (Hadar Goldin e Oron Shaul).
Alla domanda “Quanto sono importanti gli scambi di prigionieri in un accordo per il cessate il fuoco?” il terrorista risponde: “Più che importanti sono vitali. Non è una questione politica ma morale. Lo vedo come un dovere. Farò tutto il necessario per liberare chiunque sia ancora in prigione”.
Ha quindi sottolineato Sinwar, rivolgendosi alla giornalista: “È importante chiarire: se siamo attaccati, ci difenderemo. Come sempre. E avremo un’altra guerra. Ma poi, tra un anno, sarai di nuovo qui; e ti dirò di nuovo che con la guerra non ottieni niente”. Secondo il terrorista ci sarebbe “una reale opportunità per il cambiamento”.
Scrive la giornalista nel cappello introduttivo all’intervista pubblicate sulle pagine di Yedioth Ahronot: “So che per la gran parte degli israeliani Yahya Sinwar è un nemico. Un uomo che ha trascorso 22 anni in carcere e che è stato rilasciato sette anni fa nel quadro dell’accordo per liberare Shalit. Ecco perché questa intervista non sarà facile da leggere. So anche che non sarò mai in grado di provare davvero quel che provate voi. Ma una cosa posso assicurarla: ho cercato di fare il lavoro giornalistico più professionale possibile, ponendo domande difficili e incalzando continuamente Sinwar”.

(4 ottobre 2018)