Due Italie in conflitto
Tra i rari post e interventi da parte dei politici nostrani in merito all’ottantesimo anniversario delle Leggi razziste ho trovato per caso, sulla sua pagina Facebook, quello del presidente della camera Roberto Fico. Il video di un incontro istituzionale alla Camera di Commercio per discutere sull’argomento dove sono intervenuti anche la sindaca di Roma Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello.
Naturalmente come ormai è normalità sui social quando un personaggio pubblico affronta argomenti legati al ventennio, al razzismo, agli ebrei o altre questioni, come quella medio-orientale, i commenti dei soliti imbecilli non si sono fatti attendere. Senza neppure il bisogno di trascriverli tutti, la sostanza è sempre “ancora a parlare di questo, ci sono problemi peggiori”. Gli altri invece hanno tagliato corto e gli hanno dato direttamente del “comunista infame”. Forse è tempo sprecato continuare a scrivere a proposito dell’odio sul web e della demenza digitale, riportando come talvolta fa il sottoscritto persino i commenti. Ci possiamo rifugiare nell’idea che essi in realtà non esistano nella vita reale, che siano spettri, troll e via dicendo, se non fosse che talvolta si incontrano anche per la strada o magari sono i nostri vicini di casa. Oppure possiamo realizzare che essi siano davvero una parte consistente del paese, quella cosiddetta anti-buonista, farsene dunque una ragione, e come qualcuno consiglia, anche comprenderli. Il timore è invece che si stiano creando due o più Italie diverse, incomunicabili e in conflitto tra loro. Chi è parte dell’attuale esecutivo, il più delle volte anziché cercare di unire il paese, sopendo gli animi, coglie l’occasione per dare addosso e demolire chi è parte della minoranza, sfuggendo al dialogo con essa. Per certi versi questo è sempre successo, almeno in Italia, anche se generalmente ad essere attaccato è più l’avversario politico in senso stretto rispetto a quell’intera parte di cittadinanza che la pensa diversamente. L’altro timore, se è possibile ancora più grave, e in riferimento al mio incipit, è che l’attuale linguaggio politico stia creando, forse non del tutto intenzionalmente, dei mostri, un mostro. Degli individui che possono tranquillamente ostentare il proprio menefreghismo e la propria ignoranza, farsi beffe della storia, delle diversità, delle istituzioni democratiche, dei diritti civili e dei valori umani, con esiti imprevedibili. Una sorta di golem che potrebbe essere sempre più difficile da gestire e tenere a freno, persino dai propri creatori, che un giorno, come tutti gli altri predecessori, scompariranno.
Francesco Moises Bassano
(5 ottobre 2018)