Imprevedibile e influenzabile
Ogni tanto, ciclicamente, ci si trova a discutere sul futuro della Comunità. Un confronto aperto tra diverse visioni e opinioni è sempre salutare e interessante, anche se non propriamente originale: fin da quando ero ragazzina sento sempre gli stessi discorsi (siamo in crisi, siamo senza soldi, il numero degli iscritti sta calando, i giovani non frequentano, molte persone si vedono solo a Kippur, ecc.), eppure in qualche modo siamo ancora qui. Il mio relativo scetticismo sulla nostra reale possibilità di pianificare il futuro è dato anche dalla quantità di circostanze che non dipendono da noi e dalla nostra capacità di progettazione: diffusione dell’antisemitismo, possibilità di trovare lavoro, dittature, guerre e antisemitismo in altri paesi (a questo proposito dobbiamo riconoscere che il calo degli iscritti qui da noi può essere considerato in parte un buon segno perché significa che in linea di massima non ci sono oggi nel mondo nuove situazioni da cui gli ebrei sentano la necessità di fuggire in massa verso l’Italia).
È sconcertante provare a pensare quante cose potrebbero mutare all’improvviso in modo del tutto imprevedibile e indipendente dalla nostra volontà. A volte mi diverto a immaginare cose strane, per esempio cosa accadrebbe se alcuni personaggi ebrei molto noti sulla scena internazionale decidessero per qualche motivo di trasferirsi nella mia città e iscriversi alla Comunità: certo il bilancio comunitario ne trarrebbe un sospiro di sollievo, e anche il dibattito ideologico potrebbe diventare di colpo molto più animato. Ma in fin dei conti non occorre fantasticare. In una Comunità media o piccola ci vuole davvero pochissimo per spostare i delicati equilibri che si creano su determinati temi e determinare improvvisi cambi di rotta: dieci o venti iscritti in più o in meno, immigrati o emigrati, possono far prevalere una certa visione dell’ebraismo, della vita comunitaria, del rapporto con Israele, ecc. che magari fino a poco prima era minoritaria. Questo da un lato può lasciarci sgomenti, ma da un altro punto di vista è anche confortante: proprio perché tutto può cambiare da un momento all’altro, perché talvolta basta pochissimo perché le cose cambino, questo significa che ciascuno di noi sa che il suo impegno nella vita comunitaria può essere determinante. Il nostro futuro è imprevedibile ma contemporaneamente è anche influenzabile.
Anna Segre, insegnante
(5 ottobre 2018)