Controvento – Kavanaugh

kasamKavanaugh è stato confermato alla Corte Suprema statunitense, e sui social imperversano infuocate polemiche.
Personalmente, non mi piace Kavanaugh e quello che rappresenta – ma poteva esserci qualche ragionevole dubbio che Trump avrebbe nominato un conservatore radicale? Il sistema americano, che consente ai Presidenti di nominare a vita i giudici della Corte Suprema, è nato proprio per garantire nel tempo una alternanza ed evitare che il Paese finisca per radicalizzarsi da una parte o dall’altra. Può non piacere, ma tutto il sistema americano è basato sul check-and-balance, e anche la scelta delle elezioni di mid-term, quelle imminenti in novembre, è stata fatta per dare la possibilità di ribilanciare il potere del Presidente a metà del suo mandato.
Fatta questa premessa, secondo me sul caso Kavanaugh si è fatta molta confusione.
I problemi sono di matrice diversa.
Il primo riguarda le convinzioni politiche del personaggio: ed è certo che ai progressisti (tra i quali mi annovero) non piace. Ma andava contestato su quelle.
Il secondo riguarda il giudizio sul suo comportamento.
Personalmente, non sono d’accordo nel condannare una persona per quello che ha fatto a 17 anni, minorenne, in un contesto storico di 35 anni fa, ben diverso dalla sensibilità di oggi. È noto a tutti coloro che hanno letto libri o visto film anglosassoni, che nei college ubriacarsi è considerato un rito di passaggio all’età adulta.
È noto anche, a tutti coloro che studiano il cervello, che la coscienza etica, la capacità di giudizio razionale, hanno nell’uomo una evoluzione molto lenta. È per questo che fino alla maggiore età i ragazzi non sono considerati criminalmente responsabili nella maggior parte dei Paesi evoluti, e si sospende la pena detentiva in carcere.
Chi di noi non ha fatto scemate a sedici, diciassette, diciotto anni (e magari anche a venti?). Cose che da adulti non faremmo più, ma averle fatte non vuole dire che non siamo maturati, cambiati, che non abbiamo una diversa coscienza etica. Conosco moltissime persone, oggi cinquantenni e sessantenni saggi, equilibrati, intellettualmente onesti, che da ragazzi marciavano nei cortei con il passamontagna e infrangevano le vetrine, pensando così di migliorare il mondo.
E poi, non si può decontestualizzare i comportamenti. Trentacinque anni fa, nel gioco delle parti, le ragazze dovevano dire di no, e i ragazzi dovevano insistere: i limiti del gioco non erano codificati. Certo, uno stupro era condannabile allora come oggi. Ma Kavanaugh lo stupro non lo ha perpetrato, ha cercato di convincere con la forza una ragazza ad accettare un rapporto sessuale durante una festa in cui tutti avevano bevuto troppo, si è tolto le mutande davanti a un’altra, così ubriaca che non è nemmeno sicura di averlo riconosciuto, se non perché ha sentito pronunciare da qualcuno il suo nome. Alcuni amici dicono che si ubriacava regolarmente. Bene, ho familiari e figli di amici che vivono in America, e ancor oggi ubriacarsi nei college durante il week end è la forma più abituale di divertimento (anche nei college della Ivy League, i più prestigiosi). A me personalmente questo non piace, e anzi mi preoccupa, però non posso che prenderne atto. E sperare che sia una fase di passaggio per i miei ragazzi e che testare i limiti serva a prenderne atto e ad affinare la capacità di giudizio.
Secondo me, criminalizzare un uomo per ciò che ha fatto a 17 anni è un pericoloso precedente. Vuol dire che chiunque può essere giudicato e condannato per comportamenti infantili (e perché non a sei, dieci, dodici anni?), e che deleghiamo la politica alla magistratura.
Ma purtroppo il puritanesimo americano e la tendenza caratteriale al Proibizionismo si manifestano continuamente nel Paese, che a livello generale non conosce le cinquanta sfumature di grigio ma separa con l’accetta il bianco dal nero.
C’è poi la questione del movimento #metoo e delle denunce e condanne su fatti avvenuti nel passato e decontestualizzati. Come se i comportamenti possano essere avulsi dalla mentalità dell’epoca in cui furono commessi.
Che le donne facciano sentire la loro voce e denuncino avances sessuali pesanti è un’ottima cosa perché aiuterà, si spera, le future generazioni a non subire più questo tipo di intimidazioni. Ma è grave fare di tutt’erba un fascio: c’è l’avances pesante, il commento sgradito, il tentativo di stupro, lo stupro vero e lo stupro di gruppo. In America si criminalizzano oggi le persone anche per opinioni espresse sui social, una vera e propria aberrazione, contraria peraltro al First Amendment che è la Bibbia degli americani.
Ma la cosa peggiore è la damnatio memoriae, (l’abbiamo anche noi ebrei: basti pensare a Spinoza..), con la sua lunga e terribile storia di rimozione delle immagini già in epoca classica e i falò dei libri… Secondo questa mentalità si dovrebbero proibire le opere di Mozart, che notoriamente allungava le mani sotto le sottane, dei pittori che seducevano le modelle, di tutti tutti gli scrittori e intellettuali del passato che si accoppiavano con minorenni.
Uno dei drammi dei social, dove le opinioni vanno espresse in pochi caratteri, è che si sta perdendo la capacità di argomentare, di distinguere, di esaminare i dubbi e le sfumature. Abbiamo creato una generazione di assolutisti che proclamano a gran voce le proprie convinzioni e non accettano il dibattito – e sacrificare la capacità e il piacere d ragionamento mi sembra il vero grave pericolo per la società.

Viviana Kasam