L’ex vicepresidente del Csm
“Legge, un’arma contro l’odio”

Una pubblicazione “unica” e “polifonica”. E ciò in ragione della varietà di contributi che hanno coinvolto storici, studiosi, esperti di diritto. “Uno dei momenti più alti e significativi del nostro mandato” spiega Giovanni Legnini, che ha da poco concluso quattro anni alla vicepresidenza del Consiglio Superiore della Magistratura con forte apprezzamento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un impegno che si è chiuso nel segno della Memoria, nell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle Leggi razziste, con la presentazione al Senato del volume Razza e inGiustizia fortemente voluto dal Csm con la collaborazione del Consiglio Nazionale Forense e dell’Unione delle Comunità Ebraiche (curatori dell’opera Antonella Meniconi e Marcello Pezzetti).
“Molto sottolinea Legnini vi è ancora da approfondire su quella drammatica stagione e sulle storie individuali dei giuristi che ne furono segnati, come dimostrano le note di ricerca e gli spunti emersi dai saggi pubblicati. Si tratta di un sentiero lungo il quale non possiamo che auspicare che il Csm prosegua anche nei prossimi anni, ampliando l’opera di conoscenza e di divulgazione delle luci e delle ombre della giurisprudenza negli anni del regime”.
Ammonisce ancora il magistrato, guardando stavolta al presente: “Crimini d’odio, conflitti nascenti e riemergenti in seno alla società e persino lungo i confini dell’Europa integrata, nuove forme di manifestazione di antichi umori razzisti e ventate discriminatorie sono solo alcuni degli elementi che intersecano il quotidiano. Ci riguardano da vicino come cittadini, e interrogano il delicato ruolo della magistratura e dell’avvocatura, insieme alle altre istituzioni della democrazia costituzionale pluralista”.

Nelle scorse settimane, presentando questo volume, non ha nascosto il suo orgoglio. Quale è il significato di una iniziativa come Razza e inGiustizia? Quale è l’aspetto che vorrebbe risaltasse maggiormente?
Il lavoro di ricerca storica e giuridica che abbiamo promosso è denso di significati e di valori.
Ne voglio sottolineare uno dei più rilevanti: la magistratura e l’avvocatura, insieme a chi ha subito e subisce discriminazioni razziali, unite per la tutela dei principi dello Stato di diritto, dei valori della legalità, della dignità e della libertà dell’uomo. All’epoca delle Leggi antiebraiche erano in pochi, molti erano omologati ai diffusori della cultura dell’odio e delle deportazioni. Oggi per fortuna siamo in tanti e dobbiamo essere sempre di più di fronte alle nuove minacce di cui si avvertono i segnali.

La collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è stata segnata da molteplici iniziative. Un vero e proprio “percorso della Memoria”, come ha scritto nell’introduzione…Ce ne vuole parlare?
è stato un incontro importante, ricco di attività ed appuntamenti, cementato dai valori che devono accompagnarci tutti, nella giurisdizione e nella società. Sono grato all’UCEI per le opportunità che ci ha fornito e al Consiglio Superiore, a tutti i magistrati e agli avvocati che le hanno saputo cogliere.

Ospite d’onore del plenum del CSM e della presentazione al Senato è stata la presidente della Corte Suprema di Israele Esther Hayut. Avete avuto modo di confrontarvi su temi specifici?
Certo, la Presidente Hayut è rimasta molto colpita dal valore delle iniziative che insieme abbiamo intrapreso. E poi abbiamo ribadito le ragioni che devono spingerci a rafforzare il dialogo e la cooperazione tra la Corte Suprema Israeliana, la Suprema Corte di Cassazione e il Csm italiano.

C’è ancora del potenziale da cogliere? E come può eventualmente concretizzarsi?
La collaborazione è stata appena avviata. Lo scorso anno abbiamo incontrato a Gerusalemme la Presidente Hayut e altri rappresentanti della magistratura israeliana. In quell’occasione abbiamo definito le ragioni e il perimetro di una collaborazione che può e deve svilupparsi su molti temi tra cui il contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata, la lotta contro i reati d’odio e le nuove manifestazioni di discriminazione razziale che si ripropongono.

Una delle lezioni dell’ottantesimo anniversario delle Leggi antiebraiche è che una legalità sostanziale priva però di etica e responsabilità rischia di produrre mostri giuridici come appunto i provvedimenti del’38 che misero ai margini gli ebrei italiani e furono il preludio alla Shoah. Pensa che sia una lezione sufficientemente compresa dalla società e dalle istituzioni italiane? Vede dei pericoli nel presente e nel futuro del paese?
I presidi che la Costituzione repubblicana e le fonti del diritto internazionale apprestano ci preservano dai rischi propri degli anni più bui della storia nazionale
ed europea. Ma non occorre mai abbassare la guardia perché, seppur in forme diverse, le minacce si ripetono e ciò accade anche con l’utilizzo della potenza comunicativa e diffusiva del web.

Lei ha più volte invitato a tenere la guardia alta sui reati di odio. C’è un’emergenza razzismo in corso? E se sì, la si sta affrontando nel modo giusto?
Non so se i fenomeni che si registrano possano o meno essere considerati un’emergenza. ciò che è certo è che sono molto preoccupanti e vanno contrastati sul piano culturale e su quelli della prevenzione e repressione. Molto si sta facendo e se un punto di debolezza intravedo è nella sottovalutazione dei rigurgiti razzisti e della cultura dell’odio razziale.

Il Presidente Mattarella ha elogiato il lavoro da lei svolto in questi anni di vicepresidenza. Quali sono in generale i risultati di cui è più orgoglioso?
Innanzitutto le parole del Presidente Mattarella sono state un riconoscimento importante ed autorevole non solo per me ma per tutto il Consiglio. I risultati sono stati tanti: l’autoriforma del Consiglio, la sfida del rinnovo della dirigenza giudiziaria con un numero molto elevato di nomine, il forte investimento sull’organizzazione giudiziaria, la grande apertura al dialogo e alla collaborazione con altre istituzioni non solo giudiziarie, italiane e straniere. Per citare solo i macro obiettivi del lavoro consiliare di quattro anni.

Che futuro vede per il Csm e per la magistratura in Italia?
Posso solo auspicare che si prosegua lungo la via riformista intrapresa , nel segno della trasparenza e del conseguimento di standard di efficienza accettabili del nostro sistema giudiziario, anche quale condizione per rafforzare e rendere effettiva l’indipendenza della magistratura e la fiducia dei cittadini nei suoi confronti.

Adam Smulevich, Pagine Ebraiche Ottobre 2018