Cambio di maturità
Un’intera ora passata a spiegare agli allievi tutte le tipologie della prima prova, con tutti i consigli e i trucchi che la mia esperienza da commissaria interna ed esterna mi permettevano di suggerire, per scoprire il giorno dopo (tra l’altro, dagli allievi stessi perché l’accumulo della posta dopo le feste ebraiche mi aveva impedito leggere la notizia in tempo) che tutto sarebbe stato diverso. Un po’ come salire su un treno per andare al mare e scoprire dopo un po’ che invece stiamo andando in montagna. Bellissima anche lei, per carità, ma sarebbe utile sapere in tempo se bisogna prendere il costume da bagno e la maschera oppure gli scarponi e un maglione pesante.
Addio dunque, dopo vent’anni, al saggio breve. E io certamente non sarò tra quelli che lo rimpiangono (credo di avere già avuto occasione di sparlarne su queste colonne). Addio anche all’articolo di giornale, e questo invece mi dispiace, perché in qualche modo era una forma di scrittura creativa, ed era anche la tipologia più vicina a ciò che una persona di 18-19 anni può trovarsi a scrivere nella vita reale. Addio probabilmente (ma non è detto) al tema storico, e questo lascia un po’ perplessi per la motivazione che ho letto e sentito: sono pochi i ragazzi che lo scelgono. Bene, se il gradimento degli allievi deve essere il criterio per decidere quali prove sono educative e formative, allora forse varrebbe la pena di fare un sondaggio per sapere se come seconda prova i ragazzi del liceo classico preferiscono tradurre un brano dal latino o dal greco oppure cucinare un piatto di spaghetti al pomodoro (cosa che peraltro non si può certo dire che non sia un elemento importante dell’identità e della cultura italiana); sospetto che vincerebbero gli spaghetti.
E invece, a quanto pare, il gradimento degli studenti conta solo quando si tratta di trovare l’ennesimo pretesto per far studiare un po’ meno seriamente la storia, soprattutto quella del ‘900. Sulla seconda prova le indicazioni ministeriali sono chiare: deve riguardare una o più tra le materie caratterizzanti dell’indirizzo. Quindi è probabile che al liceo classico il latino e il greco entrino ancora in qualche modo; sarebbe simpatico se prima o poi qualcuno spiegasse quale; per il momento nessuno ha capito se i ragazzi devono continuare con le versioni ad oltranza oppure devono allenarsi a fare tutt’altra cosa.
In attesa di informazioni più precise sulle due prove scritte vale anche la pena di dare un’occhiata ai punteggi: scompare la terza prova e ci sono solo 20 punti per l’orale di tutte le materie, quindi fare scena muta in una (per esempio in storia) costerà, in termini di punteggio, meno di prima. 20 punti, quindi 5 più di prima, per ciascuno dei due scritti, e finché non vediamo come sono fatti sarà difficile capire se questo sia un bene o un male. 40 punti, infine, di crediti scolastici accumulati negli ultimi tre anni, e questo non sarebbe sbagliato dato che in fondo l’esame è sempre un po’ un terno al lotto. Il problema è con quali criteri saranno assegnati. Ho già avuto occasione di segnalare che, a quanto mi è stato raccontato, ci sono scuole che danno un credito più alto (a parità di tutto il resto) a chi frequenta l’ora di religione cattolica. Finora la differenza era comunque al massimo di un punto per anno; dal 2019 potrebbe diventare di due? Consiglio ai ragazzi che non frequentano l’ora di religione cattolica e alle loro famiglie di fare molta attenzione. Sarebbe paradossale se proprio nell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi antiebraiche il rischio di discriminazione su base religiosa raddoppiasse.
Anna Segre