La piccola Ada
Settantacinque anni fa, alle 5,30 del mattino di sabato 16 ottobre 1943, le SS invadono le strade del Portico d’Ottavia, arrestano 1023 ebrei romani che furono caricati, due giorni dopo, su ventotto vagoni piombati partiti dalla stazione Tiburtina, con destinazione Auschwitz.
Fra quei 1023 ebrei di Roma, c’erano anche 244 bambini fra cui un neonato di appena sette giorni: era nato al Collegio Militare di via della Lungara a Roma, a poche ore dal rastrellamento del 16 ottobre. La più anziana di quel trasporto si chiamava Rachele Livoli e aveva 90 anni.
Di tutti i 1023 deportati, solo 149 uomini e 47 donne furono immessi nel campo di sterminio di Auschwitz -Birkenau e di essi si salvarono soltanto in 16. Tra le drammatiche storie di quel terribile 16 ottobre voglio ricordare quella di Ada Tagliacozzo, menzionata nel libro di Gianfranco Moscati “Documenti e immagini dalla persecuzione alla Shoah”. La piccola Ada viveva a Roma in via Salaria, con i genitori e due fratellini. Nell’appartamento di fronte al loro abitavano la nonna e lo zio Amedeo che la coccolavano e la facevano sentire la piccola principessa. E così, anche quel venerdì sera del 15 ottobre 1943, la piccola Ada aveva dato la buona notte ai genitori ed era andata a dormire nel grande lettone di nonna Eleonora. All’alba arrivarono i tedeschi: l’indirizzo era preciso. Ada fu portata via con lo zio e la nonna, e sette giorni dopo di lei non c’era più niente. Sulla porta dell’appartamento dei genitori non c’era nessun nome e i cacciatori di ebrei passarono oltre. Papà Arnaldo riuscì a mettere in salvo i bambini e la moglie, prima di essere venduto ai nazisti da un conoscente. La mamma Lina attese per anni che almeno Ada tornasse , ma nessuno fece ritorno da Auschwitz.Sono passati 75 anni da quel tragico 16 ottobre e 80 anni dall’emanazione delle famigerate leggi antiebraiche fasciste. L’Europa e l’Italia sono ancora attraversate da una preoccupante deriva razzista, xenofoba e antisemita. Il nostro Paese sembra non avere fatto fino in fondo i conti con il fascismo, con tutto il suo bagaglio razzista e antisemita.
Roberto Cenati, presidente Anpi Milano