Caso Kashoggi, stretta su Riad 72 ore per dire la verità
“Ho chiesto al presidente di concedere alcuni giorni in più alle autorità saudite per completare le indagini. Poi vedremo se e come gli Stati Uniti risponderanno”. Così il segretario di Stato Usa Mike Pompeo di ritorno dal suo fulmineo viaggio a Riad per confrontarsi con i vertici sauditi sul caso del giornalista Jamal Khashoggi (a cui avrebbe dato tre giorni di tempo per chiarire la verità), che secondo le ricostruzioni è stato ucciso e fatto a pezzi nel consolato saudita ad Istanbul. A ordinare l’omicidio, riportano i media, il principe ereditario Mohammed bin Salman o comunque qualcuno a lui legato. “Abbiamo informazioni di intelligence che arrivano da tutte le parti. A meno di un miracolo, dobbiamo riconoscere che Jamal Khashoggi è morto”, ha detto il presidente Usa Donald Trump al New York Times. “È una brutta, brutta cosa, le conseguenze dovrebbero essere severe”, ha aggiunto Trump (Corriere della Sera). Tra i primi effetti, la decisione di Usa e di altri paesi di boicottare la prossima conferenza sugli investimenti organizzata in Arabia Saudita (Sole 24 Ore).
Israele e l’Arabia Saudita. Sul Venerdì di Repubblica, Enrico Deaglio si chiede se dopo l’omicidio Khashoggi l’America, l’Europa ma anche Israele, che con Riad aveva iniziato ad avere contatti seppur segreti, cambieranno il proprio approccio nei confronti di Mohammed bin Salman. Sul Foglio invece viene citato l’articolo dell’ex ambasciatore americano in Israele Daniel Shapiro, pubblicato da Haaretz, in cui il caso Khashoggi viene descritto come la dimostrazione di “una fondamentale inaffidabilità dei sauditi come partner strategici”. Shapiro cita cita un adagio di Napoleone: l’eliminazione di un oppositore “è peggio di un crimine, è un errore”, che costerà caro al regno.
Rigurgiti fascisti a Predappio. Contro il corteo fascista organizzato a Predappio per il 28 ottobre l’Anpi ha presentato una formale diffida a Prefettura, Questura e Procura con l’obiettivo di impedirlo. Il deputato bolognese Andrea De Maria porterà il caso in Parlamento con un’interrogazione al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Ma probabilmente – scrive il Corriere Bologna – non verrà ascoltata visto che l’intenzione della autorità per ora è di consentire entrambi i cortei: sia quello verso la tomba del Duce che quello degli antifascisti. Ovviamente a debita distanza e con le misure di sicurezza del caso. L’interrogazione di De Maria verrà inviata oggi e chiederà al premier e al ministro dell’Interno, in sostanza, di prendere posizione sulla battaglia legale dell’Anpi contro il corteo a Predappio che celebra la marcia su Roma”. Intanto a Predappio prosegue l’iter per la creazione del museo dedicato al fascismo: l’architetto che progetterà il futuro Museo verrà nominato il 31 ottobre dalla preposta commissione scientifica. “Vorrei che Predappio diventasse un punto di riferimento storico del ‘900 col suo Museo sul Fascismo e la gente arrivi per studiare, capire e trovare delle risposte e non per girare per negozietti per comprare la maglietta con la scritta ‘io me ne frego’”, dice Giorgio Frassineti, sindaco Pd della cittadina (Corriere Bologna).
Alberto Angela e la Memoria in tv. “È stato emozionante. Fin dall’inizio sapevamo di voler raccontare la Shoah. Sì, puoi aver letto i libri. Ma quando entri nei vagoni, visiti i campi di sterminio, vedi la montagna di scarpe, resti annichilito. Ti porti dentro una profonda sofferenza. Era nostro dovere far capire che non bisogna dimenticare questi orrori, perché possono tornare. È una lezione della storia: se non ne parli, tutto si dimentica”, così Alberto Angela in un’intervista pubblicata da Repubblica in merito al grande seguito ottenuto dalla puntata dedicata alla Shoah. “Io dico che quella puntata riguarda l’umanità, parla di un popolo deportato con l’unica colpa di far parte di una cultura e una religione diversa. Questo dovrebbe farci ragionare quando le persone sono additate come ‘diverse’”.
Scuse norvegesi. II primo ministro Erna Solberg ha rivolto scuse ufficiali alle donne che durante la Seconda guerra mondiale ebbero rapporti con i soldati tedeschi che alla fine del conflitto furono punite e allontanate. “Si stima – scrive La Stampa– che circa 50 mila ragazze ebbero relazioni intime con le truppe d’occupazione, molte di loro rimasero incinte, tutte vennero emarginate, insultate, licenziate dal proprio posto di lavoro, detenute illegalmente, spogliate della cittadinanza, espulse dal Paese e bollate con il marchio della vergogna”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked