Italia…

Per uno strano gioco di destini, passaporti, ruoli ed occasioni mi ritrovo a vivere camminando in ordine disordinato i luoghi del viaggio di Beniamino di Tudela. Ricordo anche che durante una riunione operativa del progetto “Sud” presso l’UCEI portai proprio ad esempio il percorso del viaggiatore medioevale, chiedendo ai presenti cosa avrebbe potuto trovare oggi Beniamino, in questo nostro Sud ebraico alla riscoperta di se stesso. Non ebbi grande successo con la mia domanda perché tranne rarissime eccezioni come Sannicandro, Beniamino troverebbe poco…qualche tizzone acceso qui e là ed un grande fuoco culturale per la giornata della Cultura Ebraica, ma non è questo il punto. Mi strappa un sorriso il pensare che porto dentro di me o nella mia storia familiare i luoghi dei viaggio di Beniamino di Tudela: la Spagna dove vivo adesso, l’Italia, la Toscana, il Lazio, la Campania, la Puglia, la Calabria, la Sicilia, Salonicco con la storia di mia moglie ed ovviamente Israele. In questo mondo dai confini stretti sono grato a Dio che mi ha concesso confini larghi, mentali e di residenza, e sono grato a tutti coloro che nel mio cammino di lavoro in Italia sono stati compagni di viaggio o anche semplici incontri per brevi segmenti. Devo però smettere di scrivere per questa rubrica perché non ho più il tempo per farlo e non credo che sia giusto importunare il pubblico italiano con riflessioni dalla penisola iberica, da un ebraismo di Madrid composto da una tradizione marocchina molto forte (attenzione, del Marueccos di Spagna, non da quello sotto influenza francese), da una immigrazione ashkenazita dall’Argentina e dalla famiglie che stanno adesso scappando dal Venezuela, nonché da più di duemila israeliani residenti in città. Non credo possa essere interessante tediare queste pagine con le mie nuove sfide e i miei nuovi impegni, ognuno ha il suo monte Nebo, ognuno ha i suoi doveri ed ecco che è più che giusto che ognuno si occupi di ciò che deve. Come sono stati questi anni di lavoro in Italia? Belli. Però non ho finito quello che avrei voluto portare a termine: ancora la sinagoga di Palermo non è reale, ancora in Calabria alcuni percorsi di ghiur non sono stati completati, ancora a Sannicandro non c’è un minian fisso, ancora…ancora…ancora…ma sono sicuro che l’Italia ebraica saprà occuparsi di tutto questo. Saprà dare risposte, sostenere percorsi, sollecitare nuovi sviluppi. Perché è questo che siamo chiamati a fare: far crescere il nostro popolo, vivere avendo come scopo l’onore del popolo ebraico e la costruzione di realtà più giuste, guardando all’insieme delle cose, come per i viaggi di Beniamino di Tudela che in realtà fu un unico viaggio, senza soffermarsi alla piccolezza di ogni singola tappa o di ogni singola istanza personale.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino