“Israele, il futuro è nel deserto”

“Il futuro di Israele è nel deserto del Negev” sosteneva David Ben Gurion.
Una sfida che resta attuale, in un paese in cui soltanto l’8 per cento dell’intera popolazione ha fatto questa scelta. Un numero quindi su cui è possibile e necessario investire, anche tenendo conto che la superficie del Negev occupa il 65 per cento del territorio.
È l’obiettivo del Progetto Ayalim, sostenuto dalla divisione femminile del Keren Hayesod, che nel giro di 10 anni punta a portare gli abitanti del Negev dai 700mila attuali a un milione e 200mila. Questo il tema della serata “Colori del deserto”, organizzata al Circolo Canottieri Roma, che ha permesso di approfondire quello che è considerato un obiettivo di interesse nazionale assieme a un ospite d’eccezione: Roni Marom, un ex colonnello dell’esercito che ha scoperto il Negev in divisa, se ne è innamorato perdutamente e da cinque anni è sindaco di Mitzpeh Ramon.
“La sfida più grande – spiega il sindaco, che è uno dei portabandiera di questo progetto – è di creare nuovi posti di lavoro in grado di attrarre giovani famiglie. Questo è il sionismo oggi”.
Sono in tanti a intervenire nel corso della serata: dall’ambasciatore israeliano Ofer Sachs alla presidente della divisione femminile Roberta Calò Del Monte, dal membro di divisione Giordana Pontecorvo al dirigente del Keren Hayesod Italia Carmel Luzzatti. E poi gli sponsor, La Meridiana e Deutsche Bank, che insieme ad altri sostengono questo progetto.
“Valore aggiunto della regione desertica – dice il sindaco Marom a Pagine Ebraiche – è la qualità della vita che vi si può raggiungere, lontano dal caos e dalle difficoltà tipiche delle grandi città. Altra caratteristica attrattiva è il fatto che le comunità urbane che si sono formate sono caratterizzate da una significativa complessità. Molte provenienze, diverse origini e diverse realtà a confronto. Un’esperienza arricchente”.
Attirare i giovani che formeranno lì nuove famiglie, costruire nuovi posti di lavoro portando sviluppo economico e tecnologico: questa, viene spiegato, la priorità dei prossimi anni per il Keren Hayesod. Punto di partenza la “solida realtà” rappresentata da Beer Sheva, città un tempo degradata e oggi vera e propria capitale mondiale della cyber security. Un “fiore all’occhiello” che, è stato sottolineato, dovrà essere da esempio per tutta la regione.
“Il popolo ebraico è nato nel deserto. Ed è il deserto a rappresentare il suo futuro” prosegue Marom. Necessario però che si investa in modo sempre più importante su infrastrutture, lavoro, scuole, università. Da qui la mano tesa del Keren Hayesod, che il sindaco dice di accogliere “con gratitudine”.
Il Progetto Ayalim rappresenta l’ultimo di una serie di investimenti che il Keren Hayesod dedica al Negev. Come la fornitura di palazzi per giovani coppie a prezzi convenzionati, il progetto Net@ che aiuta a recuperare i giovani a rischio delle periferie, il progetto Youth future di sostegno psicologico e scolastico a giovani e famiglie disagiate, la creazione di centri di sviluppo culturale, l’istituzione di corsi musicali, l’erogazione di fondi per sostenere iniziative imprenditoriali.

(23 ottobre 2018)