Milano 1938, i nomi e le storie del mondo ebraico cancellato
“Io sono nata con un nome, Liliana Segre. Oggi ho di nuovo un nome. Ma un tempo mi è stato tolto. E a tanti come me fu tolto. Diventammo un numero. Non eravamo più quelli con un nome: come numero ci chiamavano all’appello, come numero ci mandavano a lavorare, come numero ci davano la zuppa, come numero ci mandavano a morire”. A parlare, la senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre, in occasione della presentazione della mostra “…ma poi che cos’è un nome?”, inaugurata alla Triennale di Milano e dedicata al censimento degli ebrei nel capoluogo lombardo nel 1938. Un progetto frutto del lavoro congiunto della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, del Dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Milano, della Cittadella degli Archivi milanesi, della Fondazione Memoriale della Shoah che racconta, a 80 anni dalle Leggi razziste, il significato del primo atto razzista e discriminatorio, formale e su scala nazionale, compiuto dal regime fascista nei confronti degli ebrei. Questo è stato infatti il censimento del 22 agosto 1938, come spiegano i curatori della mostra della Triennale Emanuele Edallo (Università degli Studi di Milano), Laura Brazzo e Daniela Scala (Fondazione Cdec), mostra – basata su una ampia ricerca e resa attraverso una monumentale installazione – che fa emergere le identità delle persone censite e quanto accadde loro in seguito all’emanazione delle Leggi del 1938: 10.591 biografie. E, come ha spiegato la senatrice Segre, restituisce loro un nome e permette che quel passato non sia dimenticato. “È un’iniziativa importante della città di ricordare queste storie poco liete”, ha sottolineato invece Giorgio Sacerdoti presidente del Cdec. “In questa esposizione emerge dove si finisce quando alle discriminazioni si risponde con la piccola indifferenza, con la superficialità”, ha proseguito Sacerdoti, intervenuto assieme al presidente di Triennale Stefano Boeri, all’assessore alla Trasformazione digitale e Servizi civici Roberta Cocco, e al prorettore dell’Università statale di Milano, Marilisa D’Amico.
A dare un volto alle oltre diecimila biografie l’opera della graphic designer Giorgia Lupi e del suo studio Accurat di Milano. Attraverso questo lavoro, il pubblico può andare in profondità della ricerca storica portata avanti dal Cdec a cui si affianca il muro dei nomi progettato dagli architetti Annalisa de Curtis e Guido Morpurgo dello studio Morpurgo de Curtis ArchitettiAssociati, che riproduce l’effetto della “cesura” nelle vite come nella storia. All’interno della mostra è possibile consultare l’applicazione digitale realizzata dall’Unità SIT Centrale e Toponomastica del Comune di Milano che permette la navigazione e la ricerca dei dati essenziali del censimento sulla mappa della Milano del 1938. La mappa è disponibile e consultabile sul Geoportale del Comune di Milano.