Jciak – Disobedience
Quando il padre muore, Ronit Krushka torna a casa da New York, dove lavora come fotografa. Il rientro a Londra la riporta in quel mondo ultraortodosso dov’è cresciuta, nel cuore di un antico ed esplosivo triangolo. Diretto dal cileno Sebastián Lelio (Oscar 2017per Una donna fantastica) e basato sull’omonimo romanzo di Naomi Alderman, Disobedience – oggi nelle sale – racconta la passione fra Ronit (Rachel Weisz) e l’amica d’infanzia Esti (Rachel Mc Adams), ormai sposata a Dovid (Alessandro Nivola) e l’eterno scontro fra desiderio amoroso e rispetto delle regole.
Uscito nel 2006, il romanzo Disobedience aveva segnato l’esordio di Naomi Alderman e il suo abbandono dell’ortodossia in cui era stata educata. Per i lettori era stato un affondo raro e intrigante, nel silenzio di un mondo a sé, restio ad aprirsi e perciò quasi sconosciuto. Da allora letteratura e cinema hanno schiuso a ripetizione quelle porte, spaziando dal romantico (La sposa promessa o Félix e Meira) all’ironico (Gigolo per caso di e con John Turturro).
Venuto meno l’effetto sorpresa, il film Disobedience ha il merito di esplorare con attenzione i conflitti innescati dall’amore fra due donne in un mondo patriarcale. Vediamo la libertà della vita newyorkese di Ronit sfidare le rigide tradizioni che regolano la comunità da cui si era allontanata e che aveva finito per disconoscerla. Vediamo Esti straziata dai dubbi. L’attrazione per l’amica rischia di mettere in crisi non solo il matrimonio con Dovid ma l’accettazione del mondo in cui vive e lavora come insegnante.
Sebastián Lelio dipinge con delicatezza un mondo fitto di silenzi, esangue, un po’ claustrofobico. Su questi toni neanche la tanto chiacchierata scena d’intimità fra le due Rachel, per cui il film è stato vietato ai minori, riesce a fare scandalo. La presa di distanza e una certa schematicità dei personaggi sono il solo limite di un film che per il resto vale la pena di vedere.
Daniela Gross