…querce

“Il Signore gli apparve presso le querce di Mamre mentre era seduto all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Alzò gli occhi, ed ecco tre uomini vicini a lui”. All’inizio della parashà di VaYerà, che leggiamo e ascoltiamo questo Shabbat, Abramo si prodiga per offrire la migliore ospitalità ai tre stranieri, inviati dal Signore. Si inchina a terra, prende pane, latte e la carne del vitello migliore e li offre agli sconosciuti migranti.
Un giorno Giove e Mercurio, racconta Ovidio nelle Metamorfosi, travestiti da semplici viandanti vagano per le colline della Frigia. “Si presentarono a mille case, chiedendo un posto per riposarsi, ma mille porte vennero loro chiuse in faccia. Una dimora finalmente li accolse, piccola, col tetto fatto di canne palustri e di stoppie”. La abitano due anziani poveri, Bauci e il marito Filèmone, che aprono agli stranieri la porta della capanna, si offrono di lavare loro i piedi e servono un pranzo campestre con quello che hanno a disposizione: frutta, latte, miele e la loro unica oca. L’ospite è sacro a Giove, che ricompenserà Filèmone e Bauci mentre provocherà la distruzione di tutte le altre case del paese insieme agli inospitali abitanti.
Dopo essersi riposati, aver bevuto e mangiato presso Abramo, due dei messaggeri, cioè angeli, del Signore, giungono a Sodoma, dove trovano ospitalità presso Lot. La scena si ripete: i migranti vengono onorati con un inchino fino a terra e vengono offerti loro cibi caldi. La sera, gli altri abitanti di Sodoma prendono d’assalto la casa di Lot in cui dimorano gli stranieri. Lot, purché i concittadini non facciano del male ai forestieri, offre al volgo le proprie stesse figlie. La scena conclusiva è nota: mentre la famiglia di Lot si allontana da Sodoma, la città i cui abitanti non conoscono ospitalità e pietà viene distrutta. Secondo la tradizione ebraica a Sodoma la legge è rispettata: si tratta, però, di una legge iniqua, che punisce chi dà ospitalità ai migranti. Ecco allora la domanda di Antigone: è giusto rispettare una legge ingiusta? E più in generale: può esistere un conflitto tra legge scritta e non scritta, umana e divina, diritto positivo e naturale? E se esiste, a chi spetta prevalere?
Lunedì 5 novembre il gruppo dei giovani ebrei torinesi (GET) organizza il primo incontro di discussione dell’anno con rav Ariel Di Porto. L’argomento della conversazione, dettato con urgenza dall’attualità e da quello che vediamo in questi giorni, non senza costernazione e sgomento, sarà “Ebraismo, migranti e migrazioni”. Un argomento di fronte a cui non è possibile sottrarsi, se non si vuole ripercorrere la strada di chi, a Sodoma o in Frigia, risponde al migrante volgendo le spalle e serrando la porta.

Giorgio Berruto