Setirot – Pluralismo
Non mi sarà possibile partecipare agli Stati generali dell’ebraismo italiano (1-2 novembre), e invece ci avrei tenuto. Sarei stato interessato in particolare ad ascoltare che cosa si dirà nella sessione dedicata al confronto sui problemi dell’informazione, uno dei terreni di discussione più difficili e divisivi – mi pare – al nostro interno. I lettori di Moked – quindi di Setirot – ben conoscono il mio punto di vista. Che tuttavia vorrei sintetizzare ancora una volta, magari offrendolo a coloro che agli Stati generali si confronteranno.
Il nodo che a me pare finora, purtroppo, insuperabile e insuperato riguarda il pluralismo tra le comunità e la pluralità delle forme identitarie nelle comunità. Ovvero: viviamo, per fortuna, in una società pluralista, insieme a mille altri soggetti individuali e collettivi con gli stessi diritti e i medesimi doveri. Rispettare questa realtà, e difenderla, è nostro dovere di cittadini e di ebrei. Ma noi, esattamente come ogni altra comunità definita e legata indissolubilmente alla propria identità/alterità, siamo “plurali” per storie, sensibilità, punti di vista. Difendere, quindi, da un lato il pluralismo in cui viviamo e dall’altro la pluralità al nostro interno sono doveri inderogabili perché necessari alla nostra stessa sopravvivenza.
Buon lavoro a chi ci sarà.
Stefano Jesurum, giornalista