Shir Shishi – Un ponte molto stretto

sarah kaminskiGenova è stata capofila della Giornata europea della cultura ebraica e ho avuto l’onore di partecipare a un evento ricco di significati, insiti nella cultura antica e moderna. Passeggiando per le strade di Genova ho pensato alla tragedia che ha toccato recentemente questa bellissima città e mi è venuta in mente la famosa frase di Rabbi Nachman sulla metafora del mondo come ponte, che qualche anno fa l’israeliano, Rabbi Baruch Chayat ha reso in poesia.
Rabbi Chayat ha studiato presso la yeshiva Hafetz Hayim e attualmente è direttore della yeshiva Ma’arava Machon Rubin. È stato lui ha comporre la melodia sul motto di rabbi Nachman nel 1974, un anno dopo la Guerra di Kippur, quando girava tra i soldati israeliani collocati nelle diverse basi lungo le linee confinanti con l’Egitto. Il suo compito era parlare con loro e rendere piacevoli le ore lontane da casa. Il canto, già noto in yiddish ma con un’altra melodia, si diffuse tra i soldati e oggi è considerato proprietà comune, tanto che molti sono convinti che si tratti di un antico canto popolare nato in Est Europa. In realtà Rav Chayat ha seguito le orme di Rabbi Shlomo Carlebach, il “rabbino danzante” e di Ben Zion Shenkar, entrambi pionieri nel campo della musica moderna che attinge alla Torah, ai Salmi e ai detti dei predicatori hassidici. Oggi questo genere di espressione musicale è accolto da molti, dai cori professionisti fino ai gruppi hip hop, ma sono poche le frasi così espressive e veritiere come quella sul ponte stretto e la paura di affrontare il cammino.
Il mondo, dice il canto, non è altro che una prova a cui siamo tutti sottoposti e solo superando la paura di attraversare, possiamo percorrere, con responsabilità e consapevolezza le vie del mondo.

Tutto il mondo intero è un ponte molto stretto,
un ponte molto stretto.
E la cosa essenziale, la più essenziale
è di non avere nessun timore,
proprio nessun timore

Sarah Kaminski, Università di Torino