Domande e pregiudizi
Quando mi chiedono qual è l’origine della mia famiglia rispondo “Saluzzo”.
Ovviamente so benissimo che non è quello il senso della domanda ma faccio la finta tonta: vogliono sapere se sono ebrea? Me lo chiedano direttamente senza tanti giri di parole.
Altre volte mi sento dire: “Ah, che cognome importante!”. In effetti i Segre illustri non mancano, ma sospetto che nella maggior parte dei casi i miei interlocutori non li conoscano affatto e l’affermazione sia solo una variante più maldestra della domanda sulle origini. Come se essere ebrei fosse una sorta di privilegio.
Tutto questo fino a nove mesi fa, quando Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita. Da quel momento in poi tutti invariabilmente mi chiedono se sono sua parente. Da una parte è un chiaro segno della straordinaria (e meritatissima) visibilità che la senatrice è riuscita a conquistarsi, ed è quindi un’ottima cosa. A volte, però, capita che la domanda sulla parentela con Liliana Segre si associ al maldestro commento sull’importanza della famiglia, come se il Senato italiano fosse una sorta di Camera dei Lord in cui si entra per i propri legami famigliari. Anche in questo caso, dunque, la domanda sembra dare per scontata una qualche forma di privilegio. E questo è tanto più inquietante se si pensa ai veri motivi per cui Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita: aver subito la persecuzione e la deportazione sarebbe un privilegio? Avere il coraggio e la forza di portare incessantemente la propria testimonianza sarebbe un privilegio?
Per fortuna esistono anche le persone (spero siano la maggioranza) che conoscono bene la storia della senatrice e ammirano sinceramente la battaglia che conduce ogni giorno in difesa della nostra democrazia. Per fortuna sono molti coloro che tirano un sospiro di sollievo pensando che nel nostro parlamento per lo meno siede anche lei, che almeno una voce autorevole e sensata non manca. Ma proprio perché si tratta di una voce chiara e netta, che difficilmente può essere confusa con altre, trovo sconcertante che qualcuno si mostri incapace di coglierla nella sua specificità.
Anna Segre