Ticketless – L’arca di Saba
Esce, lungamente attesa, nella raffinata veste editoriale di Olschki, la monografia di Marzia Minutelli L’Arca di Saba, frutto di una tesi di dottorato e di un lavoro decennale di scavo. Una impressionante erudizione, una conoscenza e una padronanza dell’opera del poeta triestino come non capitava di vedere da tempo. Bello il titolo, ancora più bello il sottotitolo: «I sereni animali che avvicinano a Dio». Il saggio è dedicato alla costante presenza degli animali lungo l’accidentata strada del Canzoniere, alla zootropia, ma il libro si presenta come la giusta via di accesso al tema dell’ebraismo. Il punto di partenza è colto con arguzia, direi quasi con semplicità, ma non ci aveva mai pensato nessuno: i versetti di Qoheleth (III, 19-21) nella traduzione di Sciaddàl: «Poiché quello che accade agli uomini è anche quello che accade alle bestie, ed hanno tutti uno stesso spirito (alito, respiro): e l’uomo non ha alcun vantaggio sulla bestia, ma sono tutti vanità». S. D. Luzzatto era prozio del poeta, a lui è dedicato uno dei racconti sugli ebrei che ogni ebreo italiano dovrebbe leggere una volta nella sua vita. La traduzione della Bibbia di Luzzatto è stato “il” libro d’infanzia prediletto e mai dimenticato. Di lì deriva – spiega Minutelli – il culto che non può non dirsi religioso per la poesia intesa come “inno”, fino al culmine dei versi dedicati a Lina: «Tu sei come una giovane, una bianca pollastra». Una intuizione geniale, quella di Minutelli, balenata in un istante e poi documentata con rara acribia. Un libro che sgombra il terreno dai tanti luoghi comuni su Saba-ebreo o anti-ebreo, per la semplice ragione che umilmente parte dai testi, dalla loro datazione, dalla cronologia, dall’impronta dell’infanzia. Un libro esemplare che fa luce sulla dolcezza di quei versi memorabili dedicati all’ebraismo della madre: «Altra fede ti regge, che non credo/più, che sì cara nella puerizia/ m’era, quando il tuo Dio/vagheggiavo, supino a mezzo il prato».
Alberto Cavaglion
(31 ottobre 2018)