Eppur si muove…
Due episodi avvenuti negli ultimi giorni sembrano destinati a produrre significativi mutamenti negli equilibri del Medio Oriente, dove finora il quadro appariva segnato soltanto da aspetti negativi: la costante minaccia iraniana nei confronti di Israele, in particolare attraverso la pressione di Hezbollah al confine nord dello Stato ebraico; l’ininterrotto attacco di Hamas contro il Sud di Israele; l’infinita guerra civile siriana; la permanente instabilità dell’Iraq.
Due atleti israeliani hanno vinto altrettante medaglie d’oro ai campionati mondiali di judo, svoltisi ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti. Al momento della premiazione è stata innalzata la bandiera con la stella di David ed è stato suonato l’inno israeliano. A parte l’emozione di sentir suonare Hatikvà in uno Stato arabo, alla presenza del rappresentante ufficiale dello stesso Stato, vestito con la tradizionale djellaba bianca, fermo sull’attenti, è evidente il significato politico di questo episodio. Finora gli Stati arabi (e anche quelli islamici non arabi) avevano costantemente rifiutato la presenza di atleti israeliani nelle competizioni sportive, giungendo fino a far ritirare i propri atleti se – anche in Paesi terzi – i sorteggi li destinavano a gareggiare contro atleti israeliani. La svolta di Abu Dhabi è perciò significativa ed ha un evidente significato politico. Non va, tra l’altro, dimenticato l’importanza economica e strategica degli Emirati, e in particolari di Abu Dhabi.
Il secondo episodio è ancor più rilevante: il Sultano dell’Oman, Qabus bin aid al-Said, ha ricevuto a Mascate in visita ufficiale il premier Netanyahu, dichiarando che per risolvere la crisi in Medio Oriente occorre riconoscere lo Stato d’Israele.
Che Israele abbia da anni, e anche da decenni, rapporti economici e in certi casi culturali con alcuni Paesi arabi è ben noto: basti pensare al Marocco. Ma finora non si è andati al di là di questo: il riconoscimento ufficiale, l’instaurazione di normali rapporti diplomatici, l’accettazione formale dell’esistenza dello Stato d’Israele è stato sempre uno scoglio di fronte al quale si sono bloccati anche i politici arabi più moderati, per il timore delle reazioni che questo gesto avrebbe provocato nei loro stessi popoli, intossicati da decenni di propaganda antisraeliana. Egitto e Giordania avevano rappresentato finora due eccezioni – dovute a particolari condizioni – che sembrava non dovessero avere seguito. Quanto avvenuto ad Abu Dhabi e a Mascate può rimettere in movimento tutto il quadro dei rapporti tra Israele e i Paesi arabi e le conseguenze, anche sulla questione palestinese, non potranno, prima o poi, non farsi sentire.
Valentino Baldacci