JCiak – L’estate dell’odio

Quando sabato mattina la notizia della strage di Pittsburgh è rimbalzata dallo schermo del telefono mi è tornata in mente Charlottesville, Virginia. Le bandiere con la svastica al vento, le braccia tese nel saluto nazista, le urla sgangherate dei suprematisti bianchi “Jews will not replace us!”, la giovane vita di Heather Heyer travolta da una macchina lanciata contro la folla.
Per quanto rovente, la furia antisemita di quel weekend era sfumata in secondo piano mentre l’attenzione pubblica si concentrava sulle statue confederate e il secolare razzismo contro gli afroamericani. Che l’odio dei suprematisti minacciasse allo stesso modo neri ed ebrei era però sotto gli occhi di tutti e basta andare al cinema per rendersene conto.
Spike Lee non ha dovuto andare troppo lontano per sbrogliare i fili della matassa d’odio. Nel suo magnifico BlacKkKlansman (nelle sale) il loro intreccio perverso salta agli occhi con un’evidenza che acceca. Ripescando un episodio incredibile ma già noto degli anni Settanta, il film racconta la storia vera di due poliziotti – uno nero e uno ebreo – che s’infiltrano nel Ku Klux Klan fino a stringere conoscenza con il gran capo David Duke.
BlacKkKlansman esplora, fra rabbia e ironia, il mondo del suprematismo bianco e i tanti veleni razzisti di cui si nutrono i proseliti dell’alt-right. Le scene notissime di Via col vento e Birth of a Nation che intercalano la narrazione ci riportano agli anni dello schiavismo e a legare passato e presente arriva in finale, come un pugno nello stomaco, uno dei footage più crudi del weekend di violenza a Charlottesville.
Quelle urla dei suprematisti contro i neri, gli immigrati e gli ebrei, ci scaraventano nel cuore più buio dell’America dove, rimescolando rancori vecchi e nuovi, nazionalismo bianco e neonazismo continuano a fare proseliti e fomentare atti terroristici. Robert B. Bowers, l’uomo che ha sparato nella sinagoga di Pittsburgh, sui social frequentati dall’estrema destra non aveva fatto mistero delle sue idee. Nessuno aveva avuto nulla da obiettare. “Tutti gli ebrei devono morire”, ha ribadito alla polizia dopo l’arresto ed è solo una triste conferma. Le immagini parlano da sole. I semi del massacro erano stati piantati già nell’estate dell’odio di Charlottesville, sotto gli occhi di tutti.

Daniela Gross