Il sovranismo e le minoranze
Un’ideologia o una mentalità che pone al centro ed elegge un’unica nazionalità “che dovrebbe venire prima” può convivere con altre nazionalità interne ad uno Stato o con una minoranza religiosa o culturale? La dialettica nazionalista/sovranista sostiene sovente che un cittadino straniero o di altre origini “per bene”, ben integrato e rispettoso, è il benvenuto e non ha niente da temere. Ma nell’eventualità che lo stesso cittadino commetta un qualunque reato riceverà, specialmente nell’opinione pubblica, lo stesso trattamento di un “nativo”? Poniamo poi che quel cittadino sia perfettamente inserito nella società che lo ospita, abbia una casa e un lavoro “rispettabile”, ma segua invece un culto differente da quello maggioritario. Nel momento che reclamerà il rispetto dei propri costumi alimentari, come un tipo diverso di macellazione delle carni, o l’assenza dal proprio luogo di lavoro nei giorni di festa della propria religione, verranno comprese le sue richieste? Se poi ancora ai mondiali di calcio tiferà per un’altra squadra, o ha amici e parenti che vivono in un paese considerato “nemico”, o in famiglia parla un’altra lingua, come verrà percepito sotto le lenti di quell’ideologia? In molte situazioni della propria esistenza, come per una selezione o un’occasione pubblica, sarà per il colore della pelle, per il cognome “diverso”, o per l’accento, verrà rimarcato da alcuni che quel cittadino non è realmente “uguale” agli altri, una sorta di elemento avulso, che non dovrebbe beneficiare degli stessi diritti della componente maggioritaria. Quando per esempio sui social network vengono attaccati personaggi come George Soros o Gad Lerner, l’accanimento per molti utenti è dovuto alla contingenza che i suddetti sono ebrei, e i commenti sono spesso di natura antisemita. Ovvero, un ebreo che magari la pensa in modo simile o non si esprime politicamente è forse tollerato, meglio ancora se vive lontano in Israele, ma un ebreo di orientamento politico opposto o “che mette bocca”, sarà nuovamente e soprattutto un ebreo, e quindi verrà attaccato anche in quanto tale. Ecco perché teoricamente ci si può dichiarare “amici di Israele”, ma al tempo stesso continuare ad essere nel profondo antisemiti: gli ebrei, come tutte le altre minoranze, possono esistere, e per ipotesi anche essere rispettati, se “a casa loro” dove sono essi stessi maggioranza, senza che si immischino negli affari di una società “a loro estranea”.
Come insegna il neopresidente del Brasile, Jair Bolsonaro: “as minorias tem que ser curvar as maiorias, as leis devem existir para defender as maiorias. As minorias se adequam ou simplesemente desaparecem” (le minoranze devono piegarsi alla maggioranza, i diritti devono esistere per essa. Le minoranze si adeguano o semplicemente scompaiono).
Francesco Moises Bassano
(2 novembre 2018)