Trieste, il premio più prestigioso agli ebrei della città
Va alla Comunità ebraica triestina la 52esima edizione del Premio San Giusto d’oro organizzato dall’Assostampa Friuli-Venezia Giulia, sindacato unitario dei giornalisti, con la collaborazione del Comune di Trieste e della Fondazione CrTrieste.
Un riconoscimento prestigioso, che in passato ha avuto tra i suoi vincitori Giorgio Strehler, Claudio Magris, Lelio Luttazzi, Giorgio Voghera e Amos Luzzatto, e attraverso il quale i giornalisti triestini, ha spiegato il presidente dell’Assostampa Carlo Muscatello, vogliono ricordare e onorare, a ottant’anni dalle Leggi razziste annunciate proprio a Trieste da Mussolini, “il grande contributo dato nel corso dei secoli dalla Comunità, alla crescita culturale ed economica del capoluogo giuliano”. Un ricordo che forse arriva in ritardo, viene sottolineato, “ma quanto mai doveroso in un momento storico che purtroppo vede, in Italia e ovunque, diffondersi il razzismo e rinascere l’antisemitismo”.
Una ferita cui si è riferito il Presidente Mattarella nell’intervento tenuto a Trieste nel centesimo anniversario dalla fine della Grande Guerra. “Desidero – le sue parole – richiamare il ricordo di un soldato semplice, Vittorio Calderoni. Era nato in Argentina, nel 1901, da genitori italiani emigrati. A soli 17 anni s’imbarcò per l’Italia, per arruolarsi e combattere nell’Esercito italiano. Morì per le ferite ricevute, a guerra ormai finita, nel novembre di cento anni fa. Ritengo doveroso ricordarlo qui, in questa stessa piazza, dove ottanta anni addietro fu pronunciato da Mussolini un discorso che inaugurò la cupa e tragica fase della persecuzione razziale in Italia, perché Vittorio Calderoni era ebreo, il più giovane tra i circa 400 italiani di origine ebraica caduti nella Grande Guerra”.
Oltre al riconoscimento principale la targa speciale del premio è stata conferita ai ragazzi del Liceo Petrarca che hanno realizzato la mostra “Razzismo in cattedra”, che dopo la grande affluenza registrata al Museo Sartorio verrà ora proposta anche in altre città italiane.
Le scelte di quest’anno, rende noto l’Assostampa, “vogliono ribadire con forza la condanna delle violenze nazifasciste nella città macchiata e ferita dall’unico lager con forno crematorio sorto sul territorio italiano, la Risiera, e respingere le pulsioni razziste e i rigurgiti fascisti incompatibili con i valori costituzionali e l’assetto democratico del Paese”.
Della Comunità triestina viene detto: “La collettività ebraica insediata nella città giuliana ha accompagnato in oltre mille anni di cammino tutta la crescita, le contraddizioni e la storia tormentata della città, incarnandone le contrastate vicende, attraversandone le lacerazioni e impersonandone le speranze. Pagando infine il prezzo più alto quando l’Italia di Mussolini, proprio a partire dal tragico comizio di 80 anni fa in piazza Unità, tradì i suoi cittadini ebrei perseguitandoli e infine collaborando attivamente al loro sterminio”.
Nella città multietnica e multiculturale, nella capitale italiana di tutte le identità e di tutte le minoranze, si legge ancora, gli ebrei di Trieste hanno sempre rappresentato una presenza fortemente integrata. “Nonostante la breve costituzione di un ghetto alla fine del Seicento gli ebrei triestini da sempre potevano possedere terreni e immobili in un clima di rispetto reciproco, non distinguendosi per segni particolari, difesi anzi dalla comunità cittadina, anche in alcuni tentativi di battesimo forzato. Con l’istituzione del Portofranco la comunità si era ulteriormente allargata e consolidata, ottenendo nel 1781 con l’Editto di Tolleranza la conservazione degli antichi privilegi accanto alle nuove concessioni. Le nuove idee portate dal diffondersi dell’illuminismo e della massoneria, oltre alle speranze scatenate dalla Rivoluzione francese, infiammarono le speranze pur tra i timori dei conservatori e dei più ortodossi”.
La comunità offrì personalità importanti di intellettuali di spessore europeo. Tra queste si ricordano Samuel David Luzzatto (esegeta e docente presso il Collegio rabbinico di Padova) e Benedetto Frizzi (medico). Grandi palazzi cittadini raccontano visivamente le fortune economiche di famiglie di banchieri come i Morpurgo o i Vivante; mentre una personalità di medico e di politico come fu a metà Ottocento Saul Formiggini può essere un ottimo esempio di ebreo emancipato, orgoglioso difensore delle sue radici ebraiche e aperto alle nuove idee liberali.
Innovativi anche in campo assicurativo furono personaggi come Giuseppe Lazzaro Morpurgo, alle origini delle Assicurazioni Generali, coadiuvato da personaggi come Samuele Minerbi e Marco Parente, per non dimenticare Leone Pincherle, Masino Levi e Marco Besso, ma tanti potrebbero ancora essere citati. Alla fondazione della Riunione Adriatica di Sicurtà lavorarono ugualmente molti esponenti di spicco della comunità ebraica, come Alessandro Daninos, e nella prima metà del Novecento non può essere dimenticata la figura di Arnoldo Frigessi di Rattalma.
In tutte queste imprese, si aggiunge, “i nomi dei protagonisti mostrano poi l’intreccio fortissimo tra esponenti di tutte le principali comunità insediate, alleati fino alla Grande Guerra in una dinamica integrazione di mentalità ed interessi”.
Tra Otto e Novecento, ricorda l’Assostampa, “spiccavano anche protagonisti di origine ebraica, ma ormai uscite volontariamente dalla fede dei padri, impegnate in ruoli di spicco nel dibattito politico sul fronte dell’irredentismo, da Felice Venezian a Camillo Ara a Teodoro Mayer, fondatore e primo editore e direttore del quotidiano Il Piccolo.
Se i nomi di Svevo e di Saba sono forse quelli più familiari per le loro radici ebraiche, si conclude, “sono state tante le figure a dare un contributo straordinario alla crescita della città: artisti e benefattori, politici e imprenditori, uomini e donne”. La ferocia delle leggi razziste di 80 anni fa sconvolse psicologicamente e fisicamente, ma svelò soprattutto le fragilità di un’antica e continuamente minacciata convivenza. “Quella formula che costituisce l’essenza e la ragione d’essere di Trieste, e che i triestini sono costantemente chiamati a riconquistare e a riaffermare”.
Apprezzamento, per quanto concerne la targa speciale al Petrarca, è espresso per il progetto di Alternanza Scuola Lavoro svolto in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste e con il Museo della Comunità Ebraica triestina Carlo e Vera Wagner.
“Gli studenti e le studentesse, guidati dalla professoressa Sabrina Benussi – si legge nella motivazione – hanno fatto un’approfondita ricerca in archivi pubblici e privati, in particolare nell’Archivio di Stato, in quello della Comunità ebraica e in quello del Liceo stesso: una volta individuate le persone espulse, in quanto colpevoli di appartenere alla ‘razza ebraica’, hanno seguito le loro tracce e riproposto quella tragedia attraverso toccanti testimonianze, efficacissimi ricordi, carte e fotografie. Da quest’incontro con tante storie apparentemente piccole che hanno fatto la Storia e a cui è stata finalmente ridata dignità, sono nati — grazie anche alla collaborazione di Tullio Ponziani, Matteo Perissinotto, Tullia Catalan e Annalisa Di Fant — la mostra Razzismo in cattedra, visitata da migliaia di persone e ora pronta a girare l’Italia, e il documentario 1938 Vita amara, uno spaccato lucido ed emozionante di quegli anni diretto realizzato con la regia di Sabrina Benussi e con l’Associazione culturale Fuoritesto. I giovani e le giovani hanno approfondito una parte di storia che spesso viene tralasciata, hanno avuto un primo approccio a professioni come quella dello storico e del regista, ma soprattutto hanno imparato e insegnato alla città il dovere etico della memoria”.
(Nelle immagini, dall’alto in basso, un’iniziativa culturale all’esterno della sinagoga di Trieste; l’interno del luogo di culto; il presidente dell’Assostampa Fvg Carlo Muscatello e il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana Franco Siddi, ospiti dei lavori di Redazione Aperta, il laboratorio giornalistico estivo della redazione UCEI; infine, un incontro tra Muscatello e l’assemblea della redazione giornalistica dell’Unione)
(4 novembre 2018)