Controvento – Fake news
Consoliamoci: le fake news sono sempre esistite, si sono sempre propagate rapidamente (almeno per quanto consentiva la tecnologia del tempo) e sono sempre state utilizzate per inquinare la politica, aizzare la folla contro capri espiatori, liberarsi di concorrenti. Gli antichi romani erano geniali nel manipolare l’informazione, altro che hackers russi. La vittima più celebre fu probabilmente l’imperatore Nerone, passato alla storia come colui che appiccò l’incendio a Roma suonando poi l’arpa mentre se lo godeva dall’alto. Gli studiosi oggi tendono a rivalutare la sua figura vilipesa.
I romani si erano addirittura inventati la damnatio memoriae, per cancellare dal ricordo il nome e qualsiasi effigie del maledetto di turno-un po’ quello che succede oggi agli attori accusati di molestie sessuali i cui film vengono tolti dalla distribuzione. E che dire di Machiavelli, la cui opera può essere letta come una guida alle fake news? Il suo “Governare è far credere” potrebbe essere il moto di molti degli attuali governanti.
Tra le fake news del passato, una delle più curiose riguarda il nome di due isole nordiche: l’Islanda e la Groenlandia. Ci avete mai fatto caso? L’etimologia di Groenlandia è Green Land, terra verde: ma è coperta per l’84% della sua superficie da un manto di ghiaccio.
Islanda invece deriva da Ice Land, terra di ghiaccio: in realtà è ricca di acque calde sotterranee, geyser e sorgenti solforose.
E allora perché nomi tanto discordanti dalla realtà? Dice la leggenda che quando i vichinghi scoprirono la Groenlandia nel IX secolo e si resero conto della sua importanza strategica, vollero incentivarne la colonizzazione. In un’epoca in cui non c’era la televisione né Internet, i nomi avevano un grande potere evocativo, e quindi potevano ispirare la migrazione di famiglie di coltivatori in cerca di un futuro migliore.
All’opposto, gli scopritori dell’Islanda, navigatori scandinavi sempre nel IX secolo, insediatisi in quella terra dal clima mite per i vapori geotermici, desideravano scoraggiare l’afflusso dei migranti, molto numerosi in quel periodo per via delle persecuzioni dei re norvegesi. E quale dissuasore migliore di un nome che evocava terre gelide e inospitali?
Non sono sicura della veridicità di questa storia, sentita qualche anno fa durante una conferenza: non l’ho potuta verificare su nessuna fonte – e non vorrei diventare io stessa una propagatrice di fake news. Comunque se non è vera è verosimile, e dimostra la fervida fantasia umana nell’inventare false notizie utilizzando i mezzi disponibili. Nel IX secolo erano la suggestione del nome e l’immaginazione visiva, molto accentuata in un’epoca in cui gli uomini (e le donne) avevano esperienza di un ristretto repertorio di immagini ed erano raramente esposti a figure, volti, paesaggi nuovi – un nuovo affresco nella chiesa, una sposa o sposo venuto da fuori, qualche straniero di passaggio… – le immagini che noi vediamo in un giorno, ci voleva tutta una vita nel Medioevo per accumularle…
Viviana Kasam
(5 novembre 2018)