Rimozione, riconoscimento, entrismo

guido osimoNel consueto dibattito interno all’ebraismo italiano ortodosso, è in atto da tempo una rimozione nei confronti del nascente ebraismo italiano riformato e dei suoi temi principali. Questa potrebbe essere considerata una posizione accettabile se riferita al nostro rabbinato (non voglio entrare nella questione), ma a mio parere non lo è se consideriamo quelle persone e quelle istituzioni politiche che dovrebbero rappresentare l’ebraismo stesso nella società italiana: è ora che questa rimozione abbia termine. E insieme ad essa la censura o più spesso autocensura nei confronti dell’ebraismo italiano riformato e dei suoi temi, che ha luogo di frequente su diversi organi di stampa ebraici (ognuno ha i suoi aneddoti al riguardo). Fatta salva l’ovvia indipendenza e libertà di scelta dei responsabili di questi organi di stampa su quali notizie e quali opinioni siano meritevoli di pubblicazione, è importante che tutti noi acquisiamo consapevolezza che l’epoca della rimozione e dell’autocensura deve finire.
Un secondo tema importante è quello del riconoscimento ufficiale. È una notizia recente la costituzione ufficiale della Federazione Italiana dell’Ebraismo Progressivo, ovvero dell’ente che intende rappresentare i circa cinquecento ebrei che aderiscono alle comunità ebraiche riformate in Italia (“Ebraismo Progressivo” è il termine più usato in ambito europeo). Credo che l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ovvero l’ente che per statuto rappresenta i circa venticinquemila ebrei che aderiscono alle comunità ebraiche ortodosse in Italia, dovrebbe arrivare in tempi abbastanza rapidi a riconoscere tale Federazione in modo formale ed esplicito. Io propongo qui in particolare che alla FIEP sia riconosciuto in futuro il diritto a un osservatore permanente nel Consiglio UCEI (come avviene già d’altra parte per varie organizzazioni ebraiche); ma la soluzione esatta è un dettaglio che può essere discusso serenamente.
Chi come me ha alcuni amici e conoscenti nelle comunità ebraiche riformate italiane, sa che da sempre tali comunità si dibattono tra due alternative: la lotta per il riconoscimento ufficiale e l’entrismo. Vorrei spiegare questo termine insolito, prendendo a prestito la definizione di Wikipedia: “Tattica di appartenenti a gruppi politici contestatori, che si infiltrano in seno a organizzazioni già esistenti per operare modifiche dall’interno”. Il riconoscimento ufficiale della FIEP da parte di UCEI dovrà essere accompagnato da alcuni passi contestuali e necessari, che aiuteranno gli ebrei riformati a compiere una scelta precisa e definitiva a questo proposito. Io propongo in particolare che nello statuto UCEI sia reso più preciso il riferimento ora un po’ vago alla determinazione dell’identità ebraica secondo l’Halachà, la legge tradizionale ebraica (il che costituisce forse la differenza più significativa tra l’ebraismo ortodosso e quello riformato); e che sia sancita in modo formale l’ineleggibilità nel Consiglio UCEI di chi riveste cariche direttive nelle organizzazioni ebraiche riformate. Ma ancora una volta, la soluzione esatta può essere discussa serenamente.
Ringrazio chiunque vorrà – come me – offrire un contributo costruttivo all’analisi di questi temi, delicati e importanti.

Guido Osimo, Consigliere UCEI

guido.osimo@gmail.com

(5 novembre 2018)