ortodossia…

Riprendo, con qualche spunto personale, alcuni puntuali e utili chiarimenti sulla linea dell’ebraismo ortodosso, riassunti da Rav Yuval Cherlow, direttore della Yeshivà “Orot Shaul” di Ra’ananà.
L’ortodossia ebraica si propone di affrontare e di fornire concrete risposte alle questioni e ai problemi che sorgono con il volgere dei tempi, seguendo il metodo che le è proprio, cioè utilizzando i criteri che fornisce la halakhà (normativa ebraica), in particolare attraverso il confronto con argomenti che presentano analogie o principi applicativi simili e che si riscontrano nell’insegnamento dei Maestri, dalle fonti fondamentali del Talmud e dei grandi decisori – come Maimonide e Yosef Caro – attraverso i responsa (sheelot utshuvot), fino ai più moderni trattati dei rabbini contemporanei. Si tratta di un metodo che richiede conoscenze approfondite, capacità di penetrare nei particolari e di giungere ad una chiara sintesi con coscienza, responsabilità, autorevolezza e assoluto “ timore di D.O” nello svolgimento del ruolo rabbinico, al fine di “non permettere ciò che sarebbe da proibire e non proibire ciò che si può consentire”.
Un altro aspetto dell’ortodossia è il suo particolare approccio rispetto al pensiero e alle forme di vita contemporanee; la domanda che l’ortodossia si pone, da questo punto di vista, non è come conciliare questi aspetti della modernità con la halakhà, bensì di chiedersi che cosa la normativa ebraica ci richieda nel contesto concreto di attività e di pensiero corrente in cui viviamo, i comportamenti e la cultura dominanti non sono di per sé fonti autorevoli rispetto alla halakhà ma sono stimoli che sollecitano da queste adeguate risposte, affinché la Torà possa rimanere costantemente “norma di vita”.
Altre caratteristiche dell’ortodossia significative sono alcuni criteri di priorità: il mettersi al servizio del Signore attraverso l’adempimento dei Comandamenti, prevale sulla percezione di piacere personale che l’osservanza delle Mizvot può darci, ma che in determinate situazioni lascia spazio anche a difficoltà e disagi: la consapevolezza degli obiettivi più alti – basti pensare al richiamo alla keddushà “Siate santi, perche santo sono Io, il Signore vostro D.O” – deve poterci far affrontare e superare tali ostacoli, talvolta effettivamente anche ardui. Da un diverso punto di vista, l’ortodossia considera più importante la continuità dell’esistenza praticata nell’osservanza dei Comandamenti piuttosto che momenti straordinari di vita ebraica: forse è proprio la semplice ma regolare preghiera quotidiana, nei tre momenti del mattino del pomeriggio e della sera, a conferire la più alta e autentica intensità alle preghiere solenni del giorno di Kippur.
Ancora: l’attenzione prioritaria e assoluta allo studio di Torà, da bambini e da adulti, halakhà e aggadà, normativa e pensiero, perché si alimenti la sostanza e non solo lo spirito dell’ebraismo.
Forse è il caso di considerare che sussista effettivamente qualche reale invalicabile differenza con altre correnti che si richiamano al mondo ebraico.

Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova

(7 novembre 2018)