Sinigaglia, il segno del Maestro

A 150 anni dalla nascita del musicista torinese Leone Sinigaglia, il conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, assieme alla Comunità ebraica, al Consiglio Regionale del Piemonte e al Comitato per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione, celebra l’autore con un convegno ed un concerto a lui dedicati: una tavola rotonda con ospiti illustri, un’occasione per scoprire le molte sfaccettature che hanno contraddistinto la sua persona, le vicende familiari, la vita in Italia e il contatto con altri paesi europei.
L’evento, così concepito dalla coordinatrice scientifica Giuliana Maccarroni, ha visto coinvolti in particolare Marco Zuccarini, direttore del Conservatorio di Torino, che ha introdotto i lavori. Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica, che ha dato il via al suo intervento ricordando la pietra d’inciampo apposta il 17 gennaio 2017, proprio davanti all’ingresso del Conservatorio, luogo in cui Leone compose e insegnò nel periodo più felice della sua vita. Un inciampo prima e uno invito poi, a ricordare la vicenda di un rinomato musicista, compositore e studioso, vittima delle persecuzioni razziste, in quanto ebreo. “La vicenda di Leone Sinigaglia” ha affermato Disegni, “al pari di quella di tutti i cittadini ebrei italiani, deve ricordare a tutti la brutalità e la nefandezza di quelle leggi razziste del 1938, macchia indelebile nella storia del nostro Paese”. Il convegno e il concerto infatti rientrano tra gli eventi in programma in occasione degli ottant’anni dalla promulgazione di quelle leggi.
Disegni ne ha poi descritto le sfaccettature, restituendo al pubblico presente in sala un ritratto composito e articolato di un Sinigaglia “completamente torinese”: crebbe in una famiglia ebraica dell’alta borghesia di fine Ottocento, conoscendo personalità del mondo della cultura, delle arti e della scienza che all’epoca vivevano in città, quali Galileo Ferraris, Cesare Lombroso, Leonardo Bistolfi. E allo stesso tempo “completamente europeo”, infatti dopo gli studi musicali di violino, pianoforte e composizione, iniziò a viaggiare: dopo aver soggiornato in varie città europee, dal 1894 risiedette a Vienna e dal 1900 a Praga. Ed infine “naturalmente ebreo”, per quanto non osservante e, come molti suoi correligionari torinesi del periodo seguito all’emancipazione, sostanzialmente assimilato.
A seguire Giorgio Pugliaro, docente del Conservatorio di Torino, con una riflessione sulla musica a Torino e in Italia tra i due secoli e tra le due guerre e le alternative al Melodramma come genere predominante. E ancora l’intervento di Enrico Fubini, musicologo, che ha approfondito i tratti del Leone musicista ebreo e del Leone etnomusicologo: a prevalere nel campo musicale è il secondo sul primo. Gli interessi di Sinigaglia infatti si sono sempre concentrati nel campo del folklore piemontese, tanto da essere considerato un pioniere negli studi di Etnomusicologia.
Poi Luciano Morbiato, già docente di Storia delle tradizioni popolari presso l’Università di Padova, ha basato il suo contributo sull’analisi e lettura di alcune lettere del giovane Sinigaglia indirizzate ad Antonio Fogazzaro: “un’analisi”, commenta, “che permette di ricostruire un’amicizia importante, se non determinante, tra il giovane musicista torinese e il già famoso romanziere vicentino”. “Uno scambio”, continua Morbiato, “di esperienze, non solo formative, di Sinigaglia a Vienna, ma anche musicali, compositive e, persino, organizzative”.
A soffermarsi su un’opera specifica del compositore è Gigliola Bianchini, già bibliotecaria del Conservatorio di Torino. Al centro l’opera 34 – Le Quattro Canzoni per mezzosoprano. L’opera viene composta al compimento dei suoi quarant’anni, punto importante della carriera di Sinigaglia.
A mettere in luce gli elementi distintivi del canto popolare e del funzionalismo esotico nel Novecento è Stefano Leoni, docente del Conservatorio di Torino: “In Sinigaglia l’attrazione per le musiche extracolte si iscrive in un progetto di rinnovamento del linguaggio musicale che si era delineato indipendentemente dal confronto tra universi culturali differenti, esotici”, spiega Leoni. “Ove esotico non è solo ciò che è Altro geograficamente o cronologicamente, ma anche ciò che è altro in quanto a genere musicale”.
Infine Andrea Lanza, già Bibliotecario del Conservatorio di Torino, propone invece una riflessione sulla lingua intesa come manifestazione del genius loci, prendendo in esame le liriche popolari e d’arte di Sinigaglia, per poi ricostruire quello che è stato definito come “il percorso culturale e psicologico” che lo portò alla scoperta del canto popolare, alla base della quale, non meno che per la produzione liederistica, ci fu l’esperienza di Vienna.
Le riflessioni dei relatori lasciano poi spazio all’essenza del lavoro di Sinigaglia: le sue musiche in concerto. Un inevitabile inno alla musica, e cioè alla componente che ne ha definito il moto di spirito e l’azione: “È alla musica che mi sento trascinato”.

Alice Fubini

(7 novembre 2018)