Ticketless – Pratofungo
Da tempo volevo scrivere qualche rigo sulla vicenda del sindaco di Riace e del suo esperimento comunitario, ma non mi tornava alla mente che cosa mi ricordasse quel paese della Calabria dove si organizzavano feste per i nuovi arrivati cercando di dimenticare «il consorzio umano dal quale la malattia ci ha diviso». La settimana scorsa ho letto un editoriale, molto condivisibile, di Paolo Mieli, nel quale si esorta a non fare facili confronti fra il fascismo e la situazione italiana di oggi. Anch’io diffido, ma talvolta non si può proprio farne a meno: il confronto sorge naturale di fronte a scenari come quello per esempio di Clavière. «Favorire al massimo l’esodo» si leggeva nelle circolari che da Roma giungevano ai funzionari in servizio sul confine francese. Oggetto di quelle circolari erano gli ebrei «stranieri» nei confronti dei quali le autorità francesi si comportavano come si comportano oggi con i migranti, ma le nostre autorità si comportano come si comportavano allora pensando comodo favorire al massimo l’esodo piuttosto di fare qalche cosa di utile qui. Il problema è il cinismo, il desiderio di dimostrare autorità, più che il razzismo. Era così anche nel 1938-1939 a Ventimiglia o a Bardonecchia. Tanto scandalo per i francesi che respingevano, ma noi intenti a favorire l’esodo per evitare di affrontare il problema e dunque ciascuno si arrangi da sé.
La grande letteratura offre come sempre uno squarcio di verità. Ecco che cosa avevo scordato. L’esperimento di Riace, per approssimativo che sia, ha un suo modello in Pratofungo, il paese dei lebbrosi del Visconte dimezzato di Italo Calvino, dove vanno a vivere quelli che hanno contratto la malattia, ma anche i sani cacciati dalla parte malvagia del protagonista. A Pratofungo e a Riace si balla e si danza e si organizzano feste per i nuovi arrivati, si batte nuova moneta, ci si fa beffa delle autorità, ma soprattutto si cerca di dimenticare il consorzio umano dal quale li ha divisi la malattia e la perfidia di una metà, quella cattiva, del Visconte. Non che la metà buonista del Visconte nella Italia del passato prossimo abbia trovato valide al problema, lasciando campo libero al Visconte cattivo. Calvino prevede un lieto fine con la riunificazione delle due metà. Anche noi ce lo auguriamo, ma temo sarà necessario attendere molto tempo.
Alberto Cavaglion
(7 novembre 2018)