Liceo Manzoni 1938-1945
Il 7 novembre scorso, nell’Aula magna del Liceo classico Manzoni, è stata presentata la nuova edizione del libro “Andavamo a scuola in via Orazio”, promossa dall’Anpi Provinciale di Milano, con il patrocinio del Municipio 1, sulla storia degli studenti ebrei del Manzoni dal 1938 al 1945. Uno dei primi provvedimenti adottati dal regime fascista– Regio decreto del 5 settembre 1938 – fu quello che vietava agli ebrei l’accesso alle scuole pubbliche e alle università. E’ questo il primo violento segnale che poneva fine a una condizione di normalità che nessuno aveva mai pensato che potesse essere messa in dubbio. Relativamente all’esclusione degli studenti ebrei dalle scuole pubbliche, l’Italia fascista precedette la stessa Germania nazista, la quale solo dopo il sanguinoso pogrom del 9-10 novembre 1938 prese questa misura. Dal Manzoni erano passati, negli anni o nei decenni precedenti il 1938, altri studenti che, ormai uomini e donne fatti, subirono la deportazione e per lo più trovarono la morte nei lager nazisti, come Alberto Segre, il papà di Liliana Segre.
Tra gli studenti espulsi nel 1938, vittime della persecuzione dei diritti, la giovanissima Regina Gani, rimase anche vittima della persecuzione delle vite, scomparendo forse ad Auschwitz, forse a Bergen Belsen. Una testimonianza inedita è una breve e struggente lettera scritta da Regina all’amica e compagna di scuola Dada Flack, anch’ella colpita dai provvedimenti del 1938.
Nella lettera inviata alla amica Dada, l’1 marzo 1943, nel periodo in cui la famiglia era sfollata a Seregno, Regina scrive: “ Carissima Dada, sto diventando cattiva con tutto e con tutti, ho i nervi: insomma, sono stufa di annoiarmi, di non poter parlare con persone che voglio, di dover rendere conto di ogni minimo passo che faccio, del minuto che vengo in ritardo. Vorrei vederti, poterti spiegare, aprirti il mio cuore, essere sole noi due, proprio come dici tu, ma è una cosa tanto impossibile, è come un miraggio, a cui non credo neppure. Ti supplico, scrivimi presto, subito; ho bisogno di ricevere una tua lettera, di avere il tuo conforto, mi fa tanto bene. Ti bacio. Tua Reggy.” Regina vi appare come una giovane donna che sente la sua libertà personale limitata dall’apprensività dei genitori, probabilmente, al contrario di lei, consapevoli della gravità della loro situazione, e che non desidera altro che recuperare la vita di prima. Il dramma di Regina è quello vissuto da tantissime ragazze e ragazzi ebrei che, per la sola colpa di essere nati, furono dapprima privati dei loro diritti, per poi, dopo l’8 settembre 1943, essere perseguitati nelle loro vite.
Roberto Cenati, Presidente Anpi Provinciale di Milano