…protestare

Si susseguono gli anniversari delle leggi del ’38. Ottant’anni fa uno stillicidio di leggi si abbatteva ogni giorno sugli ebrei italiani, nel tripudio delle masse fasciste e nel silenzio di tutti. Come è noto, coloro che restarono amici degli ebrei vennero tacciati di buonismo – oops volevo dire pietismo – e quasi nessuno disse nulla. Mi domando cosa sarebbe successo se questi “pietisti” avessero aperto la bocca per protestare ogni volta che qualcuno compiva gesti quotidiani di antisemitismo, non parlo ovviamente di quelli dell’antisemitismo di Stato. Mi domando se non sarebbe emersa un’opinione pubblica ostile alle leggi e tale forse da condizionare almeno un poco quel terribile consenso.
Oggi non siamo in un regime totalitario e possiamo aprire la bocca e reagire senza finire in carcere o al confino. Finora però pochi hanno reagito quando qualcuno ha aggredito una persona per il colore della sua pelle. Ricordo la signora coraggiosa della ferrovia Circumvesuviana a Napoli e il giovane che ha denunciato la capotreno razzista contro i rom. E se ciascuno di noi, senza paura, aprisse la bocca, senza odio ma con fermezza, a rintuzzare ogni episodio di questo tipo, ovunque? non potremmo forse suscitare una reazione generale dal basso, che come un’onda di piena spazzi via la violenza razzista? E forse noi ebrei, se lo facessimo, riacquisteremmo il diritto, che se continuiamo a tacere rischiamo di perdere, di lamentare e condannare l’indifferenza del 1938.

Anna Foa, storica