Insieme contro il pregiudizio
Torino è un laboratorio di anticonformismo permeato di civiltà e understatement. Ce lo dice la folla di sabato scorso in Piazza Castello, compatta e composta a protestare contro i troppi “No” che, dopo aver tolto alla città l’opportunità delle Olimpiadi invernali, bocciando la TAV la isolerebbero dal proficuo collegamento con il traffico e lo sviluppo europeo, facendola regredire in un cupo isolamento declinante, cioè l’esatto contrario di ciò essa è stata per tutto il Novecento, centro di idee e motore di sviluppo. Ma ce lo dicono anche tante iniziative più piccole e meno emergenti, eppure ugualmente impegnate nell’opporsi all’attuale tendenza massificante e regressiva. È il caso per esempio di “Noi siamo con voi”, coordinamento interconfessionale che da qualche anno anima un nucleo di dibattito solidale tra diversi per opporsi alle violenze del terrorismo di matrice fondamentalista e fronteggiare la crescente emarginazione degli immigrati. È il caso, anche, di “Insieme”, gruppo di varie componenti cittadine religiose, politiche, istituzionali, unite nel tentativo di creare un ponte tra minoranze in vista di una convivenza urbana capace di andare oltre il pacifico affiancarsi di culture e di trasformarsi in vero e proprio dialogo. In quest’ultimo progetto la partecipazione della Comunità Ebraica di Torino è stata continua e costruttiva.
L’idea di dar vita a “Insieme” è nata circa tre anni fa per iniziativa spontanea della Circoscrizione “San Salvario”. Il tanto problematico quartiere multiculturale di Torino, luogo certo di disagio sociale e di spaccio di droga, si è da qualche anno evoluto in centro di riqualificazione urbana e sociale, dove alla movida variegata e confusionaria dei tanti locali aperti fino a tardi si è affiancata una certa attività culturale e ricreativa. Come in altre zone di Torino, i vecchi Bagni Comunali sono stati trasformati in Casa del Quartiere, con bar, sale per incontri, aule dove bambini e ragazzi possono studiare, giocare, discutere. È in questo quartiere laboratorio che hanno la loro sede storica la Comunità ebraica, in Piazzetta Primo Levi, e la Comunità Valdese, a pochi passi – in Corso Vittorio Emanuele. A poche centinaia di metri si è più recentemente sviluppato un nucleo musulmano, che ha il suo centro di aggregazione nella moschea di Via Saluzzo. Cento metri più a sud, in Largo Saluzzo, la Chiesa dei SS.Pietro e Paolo funge da parrocchia cattolica della zona. Insomma, nel giro di poche centinaia di metri quattro nuclei religiosi cittadini hanno i loro luoghi di preghiera e le loro sale di incontro. Forse è stata anche questa occasionale concentrazione di diversità religiose a concedere a S.Salvario l’opportunità di dar vita a un progetto volto alla reciproca conoscenza e all’elaborazione di risposte comuni di fronte alle violenze e al pregiudizio. Certo, l’inserimento in questa realtà delle strutture della Circoscrizione, della sezione di quartiere dell’A.N.P.I., del Comitato Interfedi della Città, di un dirigente del Partito Democratico ha dato un contributo notevole alla nascita dell’iniziativa e alla sua crescita.
L’attività del gruppo è iniziata nel pieno dell’ondata del terrorismo islamista, con una serie di incontri, ospitati di volta in volta dalle diverse comunità aderenti, dedicati a analizzare-isolare-denunciare il fenomeno della “radicalizzazione” religioso-politica legata al fondamentalismo religioso, particolarmente di matrice islamista. Il primo fatto significativo era la possibilità, per il mondo islamico torinese, di svolgere un utile auto-esame volto a cogliere caratteri e rischi dell’estremismo pronto a degenerare in esclusivismo e violenza. Una analisi, comunque, assai utile a tutti i settori, religiosi e non, confluenti nel gruppo. Un secondo fatto rilevante è stato il rapido allargarsi dell’iniziativa e della partecipazione: presto la sua portata è divenuta cittadina; al progetto hanno aderito altri quartieri del tessuto urbano, altre moschee torinesi, altre parrocchie cattoliche, un’altra Casa del Quartiere. Un terzo elemento fondamentale è stato l’ampiezza di prospettive sulla quale si è sviluppato il discorso: dall’ambito religioso-culturale secondo le diverse angolazioni a quello socio-politico, a quello più propriamente giuridico, arricchito da uno stimolante confronto con gli anni di piombo a Torino.
Dopo il periodo caldo e allarmante della lotta all’Isis, oggi la necessità di prevenire la violenza terroristica è sempre presente, ma ad essa si affianca un’altra esigenza altrettanto pressante e più interna: il bisogno di sconfiggere il pregiudizio crescente nei confronti del diverso, che – alimentato da settori politici dominanti – già ogni giorno anche nel nostro tessuto urbano si trasforma in aperto razzismo, talvolta violento, più spesso banale e quotidiano, ma non per questo meno pericoloso. Un razzismo spesso pronto ad assumere le forme di un insinuante antisemitismo/antisionismo. Di fronte alla nuova inquietante e multiforme realtà del nostro razzismo il Gruppo Insieme sta costruendo una serie di incontri nelle scuole, nelle varie realtà di quartiere, nei diversi centri di aggregazione della città. Parlare da diversi a diversi potrà forse aiutare ad analizzare e a “smontare” il fenomeno alla base, prevenendo i rischi effettivi di una rapida degenerazione.
David Sorani
(13 novembre 2018)