SPIRITUALITÀ Yom Kippur, in un volume canti e consuetudini secondo il minhag fiorentino
MAHAZOR DI YOM KIPPUR / Morashà
Un mondo piccolo nei numeri ma carico di tradizioni, consuetudini e specificità che si trasmettono da secoli attraverso le generazioni. L’ebraismo italiano e i minhagim, gli usi e i canti delle diverse Comunità. Una realtà affascinante, che ha radici solide nel passato ma sa anche adattarsi ai nuovi stimoli del presente. Lo dimostra il nuovo mahazor di Yom Kippur, realizzato dalla casa editrice Morashà sotto il coordinamento del rabbino capo Amedeo Spagnoletto. Da poco in circolazione, sta ottenendo un riscontro importante. E ciò, spiega il rav, grazie anche al cospicuo numero di sostenitori che con le loro donazioni hanno permesso di coprire interamente le spese e hanno favorito la distribuzione del volume. Anche tra chi ha oggi un legame lontano con l’identità ebraica ma, nel giorno più importante dell’anno, ritrova una connessione speciale con le proprie origini. Spiega il rav Spagnoletto nell’introduzione: “Oltre che giorno del perdono, Kippur è l’occasione in cui raccogliamo la spinta a voler dare maggiore senso alla nostra identità, riceviamo lo slancio per difendere e divulgare con coraggio più intenso i nostri valori, troviamo la forza per tramandare la vita ebraica ai nostri figli. È a loro, i ragazzi, vero tesoro, autentico patrimonio della Comunità che dedico questo sacro volume, nella certezza che con l’aiuto dell’Eterno troveranno generazione dopo generazione l’energia di rimanere strenuamente e orgogliosamente parte di questo meraviglioso popolo e fondare nuove famiglie ebraiche”. Punto di partenza per il mahazor per il rito sefardita “spagnolo” di Firenze è uno dei due grandi volumi manoscritti ad uso del chazan che furono realizzati nel 1882 in occasione dell’inaugurazione del Tempio di via Farini, simbolo dell’emancipazione ebraica nel capoluogo toscano. Dedicato ai Yamim Noraim, “è considerato uno dei tesori più preziosi della nostra Comunità” ed è quindi conservato con attenzione e amore. A copiarlo fu lo scriba Shelomò ben Tziòn Orvieto e, come riferisce il rav Spagnoletto, venne donato in memoria di Yehudà Chayìm Shabetài Castiglioni dalla moglie e i figli per Rosh Hashanah del 1883. “L’idea oggi di pubblicare un mahazor di Kippur ordinato secondo l’uso della nostra Comunità ‐ spiega il curatore ‐ è nata anche per condividere in modo agevole le specificità di questo prezioso formulario, punto di riferimento per coloro che per quasi 150 anni si sono alternati a ufficiale e per favorire il pubblico che partecipa numeroso alle tefillot”. Ad essere inclusi testi ormai entrati a far parte del minhag fiorentino “come i vari mishberàkh, le ashkavòt per i rabbini e per gli altri esponenti della Comunità, la commemorazione dei defunti che segue il bellissimo testo composto da rav Margulies in ebraico e in italiano ed infine i brani che si recitano durante la cerimonia presso la lapide eretta nel giardino che ricorda i nostri fratelli annientati da mano barbara durante la Shoah”. Il mahazor di recente realizzazione si affianca ai diversi siddur già in uso per i giorni feriali, lo Shabbat e le altre festività curati dal rav Umberto Sciunnach. Ed è, sottolinea il rav Spagnoletto, il frutto di una proficua collaborazione. Prezioso infatti il contributo, tra gli altri, del chazan Umberto Forti, del parnas Jacopo Treves, di Alberto Servi e Renzo Ventura oltre che del rav Jacov Di Segni, che ha riletto con attenzione il volume. Molti altri, tra cui Sergio Servi ed Emanuele Viterbo, hanno offerto un supporto logistico fondamentale. “Sono molto grato al Consiglio per aver dato concretezza a questo impegno. Arrivando a Firenze, è stata una delle prime idee che ho proposto. La risposta che stiamo ottenendo già in queste prime settimane ‐ conclude il rav ‐ è il segno che abbiamo investito nella direzione giusta”.