Qui Roma – La mostra
“Minsk, una Memoria da riscoprire”
Ventisette fotografie provenienti dagli archivi bielorussi, relative alla storia e alle vicende del ghetto di Minsk che fu liquidato tra il 21 e il 23 ottobre 1943 con il trasporto della maggior parte dei prigionieri verso il campo di sterminio di Trostenets. Uno dei più grandi massacri nell’Europa sotto il giogo nazifascista, raramente considerato o studiato quando si tratta il tema della persecuzione antiebraica.
Nuovi spunti di riflessione al riguardo li offre da ieri la mostra “Il ghetto di Minsk, la morte della speranza” inaugurata alla Casina dei Vallati e realizzata dall’ambasciata bielorussa in Italia in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Museo della Shoah.
Oltre 100mila gli ebrei che furono imprigionati e uccisi nel ghetto di Minsk nei suoi due anni di apertura. Pochissimi, si stima tra il due e il tre per cento, quelli che sopravvissero. Determinante il ruolo di alcuni di loro nella Resistenza.
“Una memoria dolorosa, ma necessaria” ha detto l’ambasciatore Aleksandr Guryanov, presentando la mostra. Il diplomatico ha inoltre parlato di “ferita insanabile, per il nostro paese, per la nostra gente” e spronato al dovere di una Memoria consapevole “per resistere contro l’odio e la xenofobia”. Un concetto condiviso dalla presidente UCEI Noemi Di Segni, che ha affermato: “La cultura, lo studio, l’approfondimento, la diffusione della Memoria sono il principale strumento in nostro possesso per difendere il nostro futuro dalla barbarie e da pericolose derive anti-libertarie e antidemocratiche”.
Con la mostra, ha sottolineato il presidente della Fondazione Mario Venezia aprendo la serata, si apre un fronte di collaborazione “che mi auguro il più possibile proficuo e duraturo”.
La parola è poi passata ai due curatori, Marcello Pezzetti e Sira Fatucci. “Minsk fu un luogo di vera e propria sperimentazione per la soluzione finale. Qualcosa che pochi conoscono, ma che va studiato. Anche con un viaggio in quei luoghi” ha spiegato Pezzetti. “Ancora più dell’odio è l’indifferenza il pericolo. Senza indifferenza forse la tragedia che si è consumata nella Shoah non sarebbe stata così rilevante” ha detto invece Fatucci.
La mostra, alla cui inaugurazione ha partecipato anche il prefetto Nicolò Marcello D’Angelo, sarà visitabile fino al 21 novembre.
(14 novembre 2018)