Se questo è un uomo, le origini
Inaugurata nelle sale della Biblioteca Nazionale di Torino la mostra “Se questo è un uomo, il libro primogenito”, a cura di Cristina Zuccaro. Un percorso scandito da documenti originali che permettono di ricostruire gli albori letterari del Primo Levi Testimone, il contesto storico, gli ostacoli alla pubblicazione prima, l’accoglienza da parte della critica poi, fino a giungere ai primi tentativi di traduzione in altre lingue. Il volume esce quindi nella sua prima edizione e dopo diversi rifiuti, nel 1947 per la piccola casa editrice torinese De Silva diretta da Franco Antonicelli. Del libro vengono stampati 2500 esemplari e venduti 1500 (per chi fosse in possesso della copia originale o di informazioni utili si può scrivere a libroprimogenito@primolevi.it).
A presentare il progetto, ideato e promosso dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi, il suo presidente, Ernesto Ferrero, che ha paragonato l’opera leviana ad un “continente che ad ogni investigazione scopre nuovi spazi e allarga i propri confini”. A precedere l’apertura al pubblico le letture a cure di Valter Malosti, che ridanno voce alle parole di Italo Calvino e alla sua recensione di Se questo è un uomo che uscì sull’Unità il 6 maggio del 1948. E poi ancora le frasi che Umberto Saba scrisse da Trieste in una lettera indirizza proprio a Primo Levi, dove definiva l’opera “fatale”.
Il percorso attorno all’opera prima di Levi, risulta così scandito in sezioni tematiche, che offrono chiavi di lettura e stimoli anche per il pubblico più esperto.
Prima tappa: Il ritorno, la testimonianza, la scrittura. “Ho ripetuto le mie storie decine di volte in pochi giorni, ad amici, nemici, estranei”. Sul fondo, questo il titolo scelto da Levi in una prima fase: “il libro mi cresceva tra le mani quasi spontaneamente, senza piano né sistema, intricato e gremito come un termitaio” (Cromo). Fu poi il suo editore a indicargli il titolo definitivo, tratto dalla poesia in epigrafe: “Il tema del libro è il non più uomo. La disumanizzazione è parallela, nel senso che la disumanità del colpevole ha condotto alla disumanizzazione della vittima” (Zurigo, 1976).
Seconda tappa: Cucire molecole, cucire parole. Il chimico e lo scrittore. “Non è detto che l’aver trascorso più di trent’anni nel mestiere di cucire insieme lunghe molecole presumibilmente utili al prossimo, e nel mestiere parallelo di convincere il prossimo che le mie molecole gli erano effettivamente utili, non insegni nulla sul modo di cucire insieme parole e idee, o sulle proprietà generali e speciali dei tuoi colleghi umani” (Acciughe, I, 1978).
Terza tappa: Accoglienza e traduzioni. Si parte dalla recensione di Italo Calvino: “Pagine di autentica potenza narrativa, che rimarranno nella nostra memoria tra le più belle della letteratura sulla seconda guerra mondiale”.
Quarta tappa: Sulle tracce di Se questo è un uomo. “Qualcuno molto tempo fa, ha scritto che i libri, come gli esseri umani, hanno un loro destino”. Dalla prima edizioni e alle successive edizioni di quello che in chiusura del percorso espositivo viene definito “un libro esemplare”, in quanto “libro dalle dimensioni modeste, ma, come un animale nomade, si lascia dietro una traccia lunga e intricata”.
Alice Fubini