Moscovici, parole ferme contro il populismo
“All’inizio si sorride e si banalizza perché è ridicolo, poi ci si abitua ad una sorda violenza simbolica e un giorno ci si risveglia con il fascismo. Restiamo vigili. La democrazia è un tesoro fragile”. Le parole di Pierre Moscovici, l’eurocommissario europeo per gli affari economici e monetari vittima della grottesca iniziativa del leghista Angelo Ciocca, che con la sua scarpa “Made in italy” ne ha imbrattato gli appunti al termine della storica bocciatura della manovra finanziaria del governo italiano, sono suonate come un campanello d’allarme. Un’occasione per fermarsi e riflettere, per alcuni. Una splendida occasione per tacere, assai mal sfruttata, per altri. Ne è un esempio il quotidiano Libero, che in un lungo articolo intitolato ‘Ecco il nemico’ (dove il nemico naturalmente è Moscovici) ha reso ancora una volta un pessimo servizio ai suoi lettori, cercando di stuzzicarne i peggiori istinti. “La verità è che ci odia. è un problema di psicopatologia delle élite, il suo. I conti pubblici c’entrano e non c’entrano. La realtà è che per lui siamo fascisti. Lui, Moscovici, vede fra noi piccoli Mussolini ovunque. Il sessantunenne Pierre si legge in un pezzo a dir poco imbarazzante, uscito il giorno dopo crede di avere un conto aperto
con noi sin dai tempi in cui suo padre Serge, noto psicologo di famiglia ebraica, prima di espatriare in Francia dalla sua Romania nel secondo Dopoguerra, patì l’angoscia totalitaria”.
Nato a Parigi nel 1957, già ministro francese dell’Economia e delle Finanze e ministro degli Affari europei, oltre che direttore della campagna per la presidenza di Francois Hollande nel 2012, Moscovici ricopre l’attuale ruolo dal 2014. “Ebreo, sionista e socialista”. Così si definiva in una intervista di qualche anno fa, sottolineando come tale triplice eredità derivi dall’ammirazione per una grande figura del Novecento francese ed europeo quale fu Léon Blum, a capo l’ultimo Governo provvisorio della Repubblica dal dicembre del ’46 al gennaio del ’47.
Alti studi in economia, filosofia e scienze politiche, l’eurocommissario è figlio del celebre psicologo di origine rumena Serge Moscovici (1925-2014) e della psicanalista di origine polacca Marie Bromberg (1932-2015). Entrambi sopravvissuti alle persecuzioni antiebraiche lei l’unica a salvarsi del suo nucleo familiare sono stati per il figlio “un esempio di vita”. E l’hanno spinto, ha più volte ricordato con gratitudine, a battersi con ogni mezzo in difesa dell’irrinunciabile prospettiva di un’Europa unita contro le derive del nazionalismo e del populismo strisciante che oggi più che mai sembrano mettere in pericolo conquiste fondamentali.
Moscovici, che tra le sue letture preferite annovera La coscienza di Zeno di Svevo e dichiara un’attrazione fatale per la Mitteleuropa, in una intervista con l’emittente radiofonica Europe 1 ha elaborato con commoventi parole la scomparsa ravvicinata di entrambi i genitori. Una sola consolazione ad attutire il dolore provato: suo padre era già mancato quando i terroristi della Jihad islamica facevano strage nella redazione di Charlie Hebdo,
sua madre non fece in tempo a vedere l’orrore della notte del Bataclan. “Almeno queste ferite se le sono risparmiate” ha sottolineato il figlio, che era in prima fila nel corteo parigino in cui, a breve distanza dal blitz nel settimanale satirico, scelsero di sfilare in solidarietà leader politici di tutto il mondo. Un no globale al terrorismo unico nella storia. Sua inoltre una delle voci più autorevoli a levarsi tra le istituzioni d’Europa nel momento in cui la Polonia, lo scorso inverno, varava la legge negazionista che falsava la storia e calpestava la Memoria della Shoah fino all’estrema conseguenza dell’arresto di studiosi non allineati ai diktat del Parlamento di Varsavia. “La Commissione europea ritiene che lo Stato di diritto sia una causa sacra e che i valori europei debbano essere rispettati. Questa legge conferma che la priorità delle autorità polacche oggi non è il rispetto di tali valori. Perché in questi valori c’è la nostra storia e nel cuore della nostra storia c’è il dramma della Shoah. I nuovi mostri il suo monito fanno eco ai mostri del passato”. Da qui l’invito di Moscovici a difendere l’attuale costruzione della UE, principale argine affinché “tali orrori non si ripetano”.
Sono tempi delicati per le istituzioni europee, che come noto scontano un grave deficit di popolarità che potrebbe avere ripercussioni catastrofiche in occasione delle elezioni della prossima primavera. Confessa al riguardo Moscovici: “Per la prima volta nella mia vita di europeo ho paura. Avverto una minaccia essenziale, esistenziale. Vale a dire l’attacco dei populisti alla democrazia liberale, e quando dico liberale parlo della combinazione tra democrazia e libertà. Perché le forze populiste sono democratiche quando vincono le elezioni, ma poi erodono progressivamente le libertà”.
Anche in questo caso, purtroppo, non c’è niente da ridere.