Controvento – Sindaci
Roma, davanti al Colosseo. Il ponte sospeso su Via degli Annibaldi ha una lunga seduta metallica coperta di listelli di pietra. Se li stanno rubando uno a uno. Ormai più della metà sono stati portati via, interi o a pezzi. Chissà che cosa se ne faranno. Souvenir? Forse presto cominceranno anche a portarsi via pezzi del Colosseo, nell’indifferenza di una amministrazione che consente che uno dei monumenti più importanti al mondo sia circondato da un letamaio che Il Cairo, al confronto, sembra la pubblicità di Spic&Span.
Il giardinetto di pini che si affaccia sul Colosseo in Via del Monte Oppio da tempo non viene più neanche curato: le erbacce lo hanno invaso, i rami secchi rischiano di crollare sulla testa dei passanti, le siepi sono diventate pisciatoio pubblico (e d’altronde che devono fare i poveri che si affollano nella zona alla ricerca di qualche modesto guadagno, se non esistono più i sanitari pubblici, di cui Roma era così fiera, tanto da averli intitolati all’imperatore che li disseminò nell’Urbe?). Ovunque, cartacce, bottiglie vuote, rifiuti, per non parlare di preservativi e siringhe – e d’altronde perché un cittadino o un turista dovrebbe affannarsi a cercare un cestino che non c’è, quando tutti buttano per terra e nessuno raccoglie? In un qualunque Paese, civile o incivile, il monumento simbolo (e quanti ce l’hanno, un monumento simbolo come il Colosseo?) sarebbe circondato da fiori, aiuole linde e profumate, vigili che controllano il comportamento dei passanti. Un vigile qui non si è visto, credo, negli ultimi quattro anni. La sera orde fameliche, soprattutto il week end, invadono la piazzetta all’inizio di Viale del Monte Oppio e urlando si ubriacano, sporcano, fanno volare mongolfiere infuocate (ma non dovrebbero essere proibite?) e al mattino è un letamaio che nessuno si preoccupa di pulire.
Le vie adiacenti sono un formaggio gruviera, pieno di buchi. Passando in Via del Colosseo, oggi, ho visto un’opera d’arte di strada, molto poetica: qualcuno ha coperto la voragine stradale che il Comune, bontà sua, ha circondato di una orribile rete di plastica rossa mal fissata, con una cassetta per polli, e ha posato intorno un uovo e le sagome metalliche di galli e galline.
Ogni giorno sento di amici che si sono rotti braccia, gambe, spalle, cadendo nelle buche, e di motociclisti passati a miglior vita per aver perso l’equilibrio su una voragine non segnalata. Mi chiedo come mai nessuno abbia pensato a una class action. L’ho chiesto a una amica infortunata, che lavora in televisione e ha molti contatti, ma subentra nella vittime una sorta di rassegnazione: a che mai potrebbe servire?
Si può obiettare che la colpa non è dell’amministrazione attuale, ma è il risultato di anni se non decenni di incuria da parte dell’Ente pubblico.
Forse, ma questo non vuole dire che le cose non possano cambiare, se si cerca di cambiarle. Milano è stata per decenni una città pessimamente amministrata, dove la gente era scontenta e depressa. Poi è arrivata una serie di bravi sindaci, a cominciare dalla vituperata Letizia Moratti, una donna intelligente e preparata – non condivido le sue posizioni politiche, ma ho avuto a che fare con lei e ne ho ammirato la competenza e l’impeccabile educazione. Moratti ha avuto la lungimiranza di lottare per portare l’Expo a Milano, e non si è arresa. Ma le donne se intelligenti e capaci, e per di più ricche e appartenenti alla buona società, sono antipatiche e criticate, meglio un’incapace, che però non dà ombra agli uomini e non può essere accusata di appartenere all’élite.
Dunque, sono bastati tre sindaci efficienti – Moratti, Pisapia e Sala, buoni amministratori e con a cuore il bene pubblico, a trasformare una città che sembrava morta in una metropoli in cui si respira l’Europa, pulita, stimolante, ricca di proposte culturali e d’avanguardia. Basta pensare al MEET, il Centro di innovazione digitale che la Cariplo sta creando con un progetto magnifico diretto da Maria Grazia Mattei e affidato per la progettazione architettonica a Carlo Ratti. E là dove il pubblico esiste, investe e fa, il privato partecipa con entusiasmo.
Mentre a Milano si alternavano sindaci eccellenti, a Roma abbiamo avuto Alemanno, Marino, Raggi. E la città è precipitata verticalmente e sembra inguaribile e moribonda.
La buona notizia, guardando quello che è successo a Milano, è che forse il processo può invertire direzione, e che se si riuscisse a identificare ed eleggere un sindaco che abbia a cuore il bene della città e si operi per realizzarlo, forse Roma potrebbe rinascere. O perlomeno a uscire dal degrado vergognoso in cui è stata ridotta.
Viviana Kasam