Oltremare – Sospesi

fubiniBenvenuti fra color che son sospesi. Il bello della diretta è che perfino nel mondo globalizzato di oggi in cui tutto di può seguire in tempo reale e si ha l’illusione di vivere in contemporanea ovunque, resta comunque uno scarto, uno scampolo di realtà materiale che divide quelli che vivono in un luogo e quelli che no. Io per esempio, mi arrampico quotidianamente fra i nuovi nomi dei politici e politicanti italiani, e mi stupisco ancora ogni volta che vedo strafalcioni che in quarta elementare mi avrebbero spedita diretta a stazionare fuori dalla classe e a pensare allo sfondone appena detto. Perciò capisco l’attenzione con la quale da oltremare si guarda agli sviluppi nella politica israeliana degli ultimi giorni. E va benissimo che adesso tutti si spertichino in previsioni su governi che restano in piedi oppure cadono, e su quale ex capo di stato maggiore farà o meno il passo in avanti, e su quale dei partiti religiosi sarà stavolta l’ago della bilancia per la formazione di una coalizione quanto più stabile. Lo scarto fra queste elucubrazioni e la realtà lo viviamo noi che abbiamo Hamas a una manciata di chilometri. Lontani dalla collina sulla quale in questi giorni si giocano partite di scacchi all’ultima pedina, noi siamo appunto le pedine. E ogni palloncino che vola su un campo coltivato e lo incendia, viene voglia di lanciarlo verso la collina, che se li godano anche loro i campi bruciati con tanto di animali ridotti a cenere che ricordano tanto Pompei ma senza eruzione e senza lava. Da noi non servono vulcani, basta ignorare una organizzazione terroristica e lasciare che prenda il potere e non lo perda più in una lingua di terra che confina con i nostri campi e il gioco è fatto. Dieci anni di partite di scacchi su in collina, e da noi qui in pianura acquazzoni sparsi di missili sempre più efficaci e precisi, e adesso anche la terra che brucia. E restiamo sospesi ancora; con o senza governo non sembra fare una gran differenza.

Daniela Fubini, Tel Aviv