Il riconoscimento a Edith Bruck
“Auschwitz la mia università”

“La mia università si chiama Auschwitz, l’università del male che mi ha insegnato il bene”.
Così Edith Bruck, Testimone della Shoah ungherese di nascita ma italiana d’adozione, 86 anni, nell’intervento tenuto oggi all’Università Roma Tre in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Informazione, Editoria e Giornalismo assegnatale dall’ateneo capitolino. Un titolo che arriva a riconoscimento di un lungo impegno come scrittrice e poetessa che nei suoi testi ha saputo raccontare ed elaborare l’orrore e mai si è sottratta al compito di testimonianza alle nuove generazioni. Un impegno instancabile e coraggioso per chi, sulla propria pelle, porta incise le ferite di Auschwitz, Dachau e Bergen-Belsen (dove Edith fu liberata dagli Alleati).
IMG-20181121-WA0005Una mente non devastata dall’orrore che ha saputo mantenere una sua freschezza, uno sguardo adolescente sul mondo” ha detto di lei David Meghnagi, direttore del Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah dell’ateneo, in occasione di una giornata organizzata in suo onore nell’aula del Consiglio del rettore alcuni anni fa. Proprio Meghnagi, che è anche assessore UCEI alla Cultura, è stato il promotore di questa laurea honoris causa oltre che membro dell’apposita commissione in cui sedevano anche i docenti Lorenzo Cantatore, Lucia Chiappetta Cajola, Paolo D’Angelo, Massimiliano Fiorucci, Roberto Morozzo Della Rocca, Susanna Pallini, Paola Perucchini, Veronica Pravadelli, Anna Lisa Tota. Con loro oggi anche il rettore Luca Pietromarchi.
Meghnagi parla di figura “straordinaria”, in grado di rendere la Memoria, attraverso l’esempio personale, la vocazione morale, i libri che ha scritto, le centinaia di incontri con i ragazzi, un valore vivo. Caratteristiche che lo sono state riconosciute nella motivazione della laurea, così come il suo impegno attivo sul tema della Shoah a partire dagli Anni Ottanta. Un impegno che, spiega Meghnagi, ha trovato nella lingua italiana il veicolo di elaborazione ideale per affrontare il trauma della persecuzione e del tentato annientamento. “Talvolta, tra le vittime della Shoah, c’è bisogno di una lingua nuova per raccontare e raccontarsi. Edith c’è riuscita, mettendo al servizio della collettività il suo coraggio e i suoi ideali”.
“Potevamo conferire la laurea in Lettere visto che Edith è una scrittrice di spessore oltre che una Testimone della pagina di storia più tragica del Novecento. – aggiunge Meghnagi- – La scelta di conferire la laurea in comunicazione non è a discapito del suo ruolo di scrittrice. È stata l’esito di una scelta volta a sottolineare la valenza etica della testimonianza oltre che un richiamo alle responsabilità etiche di chi si occupa di comunicazione. Ciò di cui il filosofo Popper parlava quando con angoscia sottolineava i pericoli di un certo modo di fare televisione. Una esigenza di cui la laurea alla Bruck vuole farsi interprete contro la banalizzazione e la trivializzazione dei linguaggi. Con i suoi libri, con la sua testimonianza e con l’impegno civile, Edith Bruck ha contribuito a consolidare nelle nuove generazioni una cultura fondata sul dialogo fra le persone e le culture, sul rispetto della della vita umana e della dignita’ di ogni persona”.
Tra il pubblico ad applaudire il riconoscimento a Edith Bruck, anche l’assessore UCEI ai giovani Livia Ottolenghi, il Consigliere dell’Unione Guido Cohen e la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.

(Foto: Elena Di Giovanni)

(21 novembre 2018)