Torino – 1938, dietro le Leggi vergogna
Due giornate di studio e riflessione, tese a smontare e rimontare i nodi che compongono il groviglio di un pezzo di storia italiana. Questo l’intento del convegno organizzato dall’Accademia delle Scienze di Torino, con il patrocinio della Corte Costituzionale. Due sessioni che hanno visto alternarsi al tavolo dei relatori studiosi ed esperti per restituire un’analisi sfaccettata e di ampio raggio, proprio per sottolineare la complessità che si cela dietro la promulgazione delle leggi del ’38.
Ad aprire i lavori nella Sala dei Mappamondi è Massimo Salvadori, presidente dell’Accademia delle Scienze, che sottolinea l’intento del convegno: spiegare quali sono state le circostanze e sotto il peso di quali condizioni il regime fascista abbia promulgato le leggi razziali. Circostanze che chiamano in causa un iter che affonda le proprie radici nel 1600, dominato dalla Rivoluzione Scientifica da un lato e, dall’altro, dalle conquiste coloniali ed il conseguente confronto con “l’altro diverso da sé” da dominare.
La parola passa poi ad Alberto Piazza, ex presidente dell’Accademia, con il suo intervento “La scienza contemporanea e le ceneri del razzismo”. Segue l’intervento di Saverio Gentile, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che inquadra le premesse della campagna razziale attraverso profili politici e storico-giuridici. Il focus sulle leggi antiebraiche e la loro applicazione spetta allo storico Michele Sarfatti, del CEDEC di Milano. L’analisi vira poi sulle risposte che vengono date dagli esponenti della Chiesa, intervento argomentato da Francesco Traniello, dell’Accademia delle Scienze.
Sulla scia della prima giornata, si apre la seconda, scandita anch’essa da un susseguirsi di relazioni ed interventi che restituiscono quello che lo stesso Salvadori definisce “uno spettacolo deprimente, una connivenza generalizzata” che investe tutte le categorie sociali: accademici, intellettuali, magistrati, avvocati, istituzioni ecclesiastiche. Tutte coinvolte in una spinta verso il conformismo, dove quasi la totalità della popolazione si adegua ad una politica razziale che ha inizio del 1938 sotto forma di violenza morale, fino a tradursi in fisica dal 1943″.
Ad Annalisa Capristo, membro del Centro Studi Americani, il ruolo di indagine rispetto alle reazioni degli ambienti accademici italiani. Fabio Levi, direttore del Centro Internazionale di Studi Primo Levi e docente di storia all’Università di Torino, allarga il cerchio, analizzando le diverse risposte che arrivarono dalla società italiana. Un inquadramento specifico sul ruolo che ebbero i magistrati spetta invece a Guido Neppi Modena, docente dell’Università degli Studi di Torino, che condensa il suo intervento in “Prospettive di ricerca sul coinvolgimento delle istituzioni e di enti della società civile”. In chiusura due contributi tesi ad indagare le specificità degli atteggiamenti rivestiti da un lato dagli avvocati torinesi e piemontesi, condensate nell’intervento di Gian Savino Pene Vidari, dell’Accademia. Dall’altro, la comunità matematica italiana, nella relazione finale a cura di Paolo Valabrega, sempre per l’Accademia delle Scienze.
Alice Fubini