Setirot – L’olio identitario
Chanukkah si avvicina. Festa di luce e in qualche modo di passaggio. La luce simboleggia l’anima, e anche Dio stesso. Il miracolo – meglio sarebbe dire il segno – ovvero la quantità di succo di oliva purissimo necessario per ardere a malapena un giorno e durato invece otto giorni affinché si potesse produrne scorte sufficienti per l’inaugurazione del Tempio ricostruito, ci interroga sul libero arbitrio. Il Signore infatti non regala luce eterna, soltanto quella necessaria. Può e soprattutto vuole aiutarci se siamo materialmente impossibilitati a mantenere fede ai nostri imperativi morali, non può e non vuole sostituirsi a noi, alle nostre scelte.
Mi sono spesso chiesto se l’olio di oliva, oltre a essere la più comune “lampadina” del passato, avesse per Chanukkah altri significati. Una lettura molto bella (per me) l’ho trovata in Jacques Attali. «Perché anche il popolo ebraico si ottiene tramite una pressione, la pressione degli altri popoli che lo aiuta a mantenere la propria identità. Perché l’olio non si mescola con gli altri liquidi ma galleggia in superficie, “distinto”. Infine perché, come l’olio di oliva, questo popolo è utile a tutti gli altri che traggono profitto dalla sua presenza».
Chag Chanukkah sameach alla redazione e ai lettori di questo notiziario.
Stefano Jesurum, giornalista