Torino – 1938, sequestri razzisti

le cose e le caseLe Leggi razziste e l’impatto sulle proprietà immobiliari e i beni personali degli ebrei piemontesi e liguri. Questo il fulcro dell’indagine documentaristica che si traduce nella mostra “Le case e le cose”, inaugurata negli spazi della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo di Torino.
L’Archivio conserva infatti tra le sue numerose carte quelle del Fondo EGELI, Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare, che aveva il compito di inventariare e custodire i beni: sono oltre 6300 i fascicoli, i registri e le rubriche che la cieca burocrazia fascistizzata produsse tra il 1940 e il 1950 e che permettono di raccontare la storia della confisca dei beni definiti “eccedenti”, fino alla loro, anche se parziale, restituzione.
La mostra prende il via proprio dai documenti storici, resi fruibili al pubblico tramite un approccio crossmediale: infatti il percorso si basa tanto sulla carta, quanto sull’utilizzo di strumenti digitali, in modo tale da potenziare l’impatto sul pubblico e restituire volti e concretezza alle molte famiglie ebraiche coinvolte, tra cui compaiono quelle di Primo Levi e di Natalia Ginzburg, commenta, Fabio Levi, curatore della mostra assieme ad Anna Cantaluppi, nonché direttore del Centro Internazionale di Studi Primo Levi e docente di storia all’Università degli Studi di Torino durante la conferenza di apertura , dal titolo “Come gli ebrei furono colpiti nei loro beni”.
Ad accogliere il visitatore una mappa interattiva che localizza in Piemonte, Liguria e a Torino le ubicazioni dei sequestri. Molti gli immobili e infiniti gli oggetti di vita quotidiana, anche di modesto valore: elenchi lunghissimi che catalogano cuscini, tappeti, piatti, materassi, lenzuola, persino pezzi di stoffa.
“Una memoria storica quella contenuta negli archivi che fu già oggetto di importanti studi negli anni Novanta”, ricorda il presidente della Fondazione, Piero Castaldo, “ma la mostra che si inaugura oggi permette di far vedere e far percepire ad un pubblico più ampio la portata della tragedia attraverso le vicende personali”. Una Torino che continua a fare memoria, sottolinea Dario Disegni, presidente della comunità ebraica del capoluogo, “Una Torino molto presente oggi, un atteggiamento che si differenzia dai decenni passati, dove la riflessione sulle Leggi razziste si svolgeva in versione decisamente edulcorata”.

Alice Fubini